I politologi Chiaramonte e Valbruzzi: “Il centrodestra non è stato avvertito come alternativa credibile per la città, che ha preferito scegliere la continuità. Sulle regionali partita apertissima”
“Il punto è che il centrodestra non è stato avvertito come alternativa credibile per la città, che ha preferito scegliere la continuità”, almeno in questa prima fase che potrebbe tranquillamente ripetersi anche domenica 23 e lunedì 24 giugno quando si tornerà alle urne per il ballottaggio fra Sara Funaro (centrosinistra) ed Eike Schmidt (centrodestra). Schmidt però è stato “un candidato efficace: dei 9 mila voti di differenza tra il voto alle liste e quello ai candidati l’ex direttore degli Uffizi ne ha presi ben 4 mila. E circa mille derivano da voti disgiunti”. La pensano così i due politologi Alessandro Chiaramonte e Marco Valbruzzi che ieri , assieme al giornalista Massimo Vanni, già firma di prestigio di Repubblica, hanno dato vita al terzo appuntamento della rassegna “Gli Incontri dell’Orto”promosso promossa dall’agenzia di comunicazione Galli Torrini “La sfida di Firenze. Dati, analisi e riflessioni sul ballottaggio” con occhio anche alle prospettive politiche che potrebbero aprirsi in vista poi delle elezioni regionali in programma l’anno prossimo.
Il risultato del primo turno – “Sara Funaro ha fatto sicuramente un risultato sopra le attese rispetto alle previsioni dei sondaggi – ha detto Chiaramonte, professore di Scienza politica all’Università di Firenze – e i dieci punti di scarto dati ad Eike Schmidt sono importanti, ma non dimentichiamo che il suo 43% è il risultato peggiore da quando si vota direttamente per il sindaco. Certamente le divisioni nel campo del centrosinistra, con quattro candidati diversi in corsa, hanno contribuito a tenere bassa la percentuale di voti a Funaro”. “Nei sondaggi fatti in campagna elettorale – ha detto Valbruzzi, professore di Scienza politica all’Università Federico II di Napoli e alla Gonzaga University in Florence – è stato sottostimato il risultato del Pd e sovrastimato di 4-5 punti percentuali il centro di Stefania Saccardi. Tutte le elezioni amministrative si inseriscono anche in un quadro interpretativo nazionale: quello che emerge, non solo da Firenze, è un bipolarismo che si sta faticosamente riconfigurando, con un Pd che è tornato ad essere perno del centrosinistra e FdI sempre più centrale nel centrodestra. Gli elettori hanno imposto una competizione a due, dinamica che ritroviamo anche nei risultati di Firenze: quelli del cosiddetto Terzo Polo si sono spaccati tra sinistra o destra. L’elettorato di Funaro è quello che ha dimostrato la maggiore fedeltà, un voto di appartenenza che si è prolungato nel tempo e che ancora incide nelle dinamiche elettorali, soprattutto quando l’affluenza declina”.
I “pronostici” sul ballottaggio – “A livello nazionale solo 1 ballottaggio su 4 vede ribaltati gli esiti del primo turno – ha spiegato Valbruzzi – e ad oggi non mi sembra che questo sia il caso di Firenze. Sappiamo però che in media la partecipazione ai ballottaggi cala di 15 punti percentuali e questo sarebbe un problema per Firenze, dove l’affluenza al primo turno è stata attorno al 64%: se domenica e lunedì scendesse molto al di sotto della soglia del 50% si potrebbe aprire una partita strana e imprevedibile, perché diventerebbe difficile individuare quale elettorato si è maggiormente smobilitato. E non dimentichiamo che al primo turno Schmidt è stato un candidato efficace: dei 9 mila voti di differenza tra il voto alle liste e quello ai candidati l’ex direttore degli Uffizi ne ha presi ben 4 mila. E circa mille derivano da voti disgiunti”.
“Il recupero di Schmidt – ha detto Chiaramonte – mi sembra difficile, perché 18 mila voti di differenza non sono pochi. A Funaro basta riportare alle urne i suoi elettori per vincere. Al primo turno il centrodestra fiorentino ha guadagnato consensi rispetto a 5 anni fa e il risultato di Schmidt è stato il secondo migliore della coalizione a Firenze dopo quello ottenuto da Scaramuzzi nel 1999. Ma il punto è che il centrodestra non è stato avvertito come alternativa credibile per la città, che ha preferito scegliere la continuità”.
Italia Viva, Azione e il Terzo Polo – “Si è frantumata un’area politica che già era arrivata divisa al doppio appuntamento elettorale. Una delle ragioni credo sia da ricercare nel fatto che in molti elettori cresce una prospettiva di nuovo bipolarismo, anche radicale, che potrebbe segnare per Renzi e anche per il resto del Terzo Polo una progressiva irrilevanza”. “Italia Viva – ha aggiunto Valbruzzi – si prefiggeva l’obiettivo di fare l’ago della bilancia sia in Europa che in Italia e, quindi, anche a Firenze: è andata male in entrambi i casi. La strategia è fallita perché si sta ricreando una dinamica bipolare e gli elettori del defunto Terzo polo si dividono in tanti rivoli diversi. Per Renzi è la più grossa batosta dalla sconfitta nel referendum costituzionale del 2016”.
Le elezioni regionali: “partita apertissima” – “In Toscana – ha detto Chiaramonte – centrosinistra e centrodestra partono ormai alla parità. La partita è dunque apertissima. Il centrosinistra ha più possibilità di manovra perché può guardare al centro e ai Movimento 5 Stelle, ma attenzione alle candidature a governatore: alle ultime Regionali la candidatura radicale di Susanna Ceccardi ha avuto il demerito di mobilitare contro di lei gli elettori di centrosinistra, compresi quelli molto dubbiosi su Giani. Il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi ha un profilo molto diverso: se davvero sarà lui il candidato del centrodestra, può essere la figura in grado di tenere insieme l’anima più identitaria della coalizione e un elettorato più incerto, magari deluso dal centrosinistra”.
“È finito il tempo delle Regioni non contendibili – ha concluso Valbruzzi – e la Toscana non fa eccezione: non è più un ‘fortino rosso’. Centrosinistra e centrodestra toscani hanno due problemi diversi. Il primo deve definire il perimetro della coalizione, perché se è assodato che il baricentro è e sarà il Pd resta da chiarire se l’alleanza penderà a sinistra o al centro: mettere insieme Movimento Cinque Stelle e ex Terzo Polo mi sembra infatti un’operazione ad oggi difficile. Il centrodestra invece ha un perimetro di coalizione chiaro, ma deve trovare la sintesi giusta tra identità politica e civismo”.