Alla Pergola va in scena uno dei testi più famosi e dissacratori di Dario Fo e Franca Rame, storia grottesca di due coniugi alle prese con un matrimonio che sta andando allo sfascio
Una favola tragicomica travestita da commedia. Al Teatro della Pergola, dall’11 al 16 aprile, Chiara Francini e Alessandro Federico sono i protagonisti di Coppia aperta quasi spalancata di Dario Fo e Franca Rame, per la regia di Alessandro Tedeschi. Una sorta di vaudeville sulla liberalizzazione della vita coniugale degno del miglior Feydeau, al quale l’ironia surreale di Fo e Rame sembra ispirarsi.
Lo spettacolo descrive le due facce della medaglia dello “stare in coppia” con toni divertenti, ma anche drammatici, narrando le differenze tra psicologia maschile e femminile, e la relativa insofferenza degli uomini al concetto di monogamia. «Prima regola: perché la coppia aperta funzioni, deve essere aperta da una parte sola, quella del maschio! Perché… se la coppia aperta è aperta da tutte e due le parti… ci sono le correnti d’aria!». Chiara Francini è un’artista eclettica, un vulcano di carisma e vitalità. Qui, affiancata da Alessandro Federico, dà vita a una storia coniugale in pieno ‘68 che racconta il mutamento della coscienza civile nel nostro Paese e descrive l’evoluzione della condizione femminile. «Antonia, la protagonista, è convinta di essere felice solo se ha accanto un uomo – afferma Chiara Francini – prima è assoggettata ai cliché imposti, poi reagisce. Alla fine, capisce che la sua felicità dipende solo da sé stessa, ma prima deve fare faticosi compromessi e subire anche violenze dal marito. La grande rivoluzione per le donne avviene quando cominciano ad ascoltarsi a seguire solo la propria voce. E, se questo accade, sono capaci di cambiare il mondo. C’è un finale di libertà, in fondo c’è sempre la libertà».
Tra i testi più famosi e dissacranti di Dario Fo e Franca Rame, scritto nel 1983, Coppia aperta quasi spalancata è la storia grottesca di due coniugi alle prese con un matrimonio che sta andando allo sfascio e che decidono di sperimentare la formula della “coppia aperta” per risolvere i problemi della loro relazione. Ma la “coppia aperta”, in realtà, è un’invenzione del marito per giustificare le sue infedeltà di immaturo, vanaglorioso Don Giovanni. Infatti, fino a che di questa libertà ne fruisce il maschio va tutto bene, ma quando anche la donna, superate le iniziali ritrosie, decide di prendersi la sua parte di libertà trovandosi un altro i ruoli si invertono: il marito strilla, va in crisi, vuole la mamma e minaccia il suicidio, salvo poi ringalluzzire precipitosamente non appena la moglie, impietosita, confessa di avere inscenato una situazione del tutto inventata.
Figli del Sessantotto e del mutamento della coscienza civile, i due protagonisti incarnano perfettamente l’evoluzione del matrimonio borghese visto alla luce delle riforme legislative degli anni Settanta e le trasformazioni dei nuclei familiari. Quarant’anni trascorsi dalla prima messa in scena, eppure questo testo risulta sempre più attuale, specchio di una realtà in cui ognuno di noi si riconosce.
Tutte le foto di ‘Coppia aperta quasi spalancata’ sono di Manuela Giusto