Sotto la guida dei maestri artigiani della Scuoia del Cuoio, gli studenti avranno l’opportunità di imparare le tecniche della lavorazione artigianale della pelle facendo così rivivere la scuola fondata nel 1950 dall’imprenditore fiorentino
Formare come artigiani e pellettieri persone a rischio di emarginazione per offrire loro l’opportunità di riprendere in mano la loro vita, valorizzando nel contempo i talenti creativi. Nasce con questo obiettivo la Fondazione Marcello Gori istituita dalle figlie Laura, Francesca, Barbara per portare avanti il progetto del padre Marcello che, con il cognato Silvano Casini e in collaborazione con i Frati Minori Conventuali della Basilica di Santa Croce, fondò a Firenze nel 1950 la Scuola del Cuoio per dare agli orfani della Seconda Guerra Mondiale la possibilità di imparare un mestiere per un futuro lavorativo.
Gori era un imprenditore e un visionario di una Firenze che purtroppo adesso non esiste più. Era esattamente quello che si definisce un uomo di altri tempi: elegante, onesto ed incredibilmente appassionato. Sin da giovanissimo iniziò a coltivare le sue due grandi passioni: pittura e pelletteria. Seppur impegnato nella bottega di famiglia in via del Corso a Firenze, amava frequentare i corsi di pittura in via degli Artisti, che pagava pulendo gli studi dei Maestri Peyron e Rosai. A soli 29 anni, realizzò il suo progetto più grande, la Scuola del Cuoio appunto. I Frati Francescani misero a disposizione della famiglia Gori e degli studenti artigiani il vecchio dormitorio posizionando tavoli da lavoro lungo il corridoio. Quest’ala del Monastero fu donata ai Frati Francescani, durante il Rinascimento, dalla famiglia Medici che commissionò la costruzione all’architetto Michelozzo. Il corridoio principale, con il suo soffitto a volta e gli stemmi della famiglia Medici posizionati sulle varie porte, è decorato da affreschi eseguiti dalla scuola del Ghirlandaio. Tra i primi studenti a entrare nella Scuola vi furono i ragazzi della “Città dei ragazzi” di Pisa rimasti orfani dopo la Seconda Guerra Mondiale.
“Riprendiamo la missione, voluta da nostro Padre 72anni fa, e attraverso la Fondazione torniamo a formare come artigiani pellettieri chi è a rischio di emarginazione – spiegano. Babbo era convinto che la Scuola dovesse svolgere anche un ruolo sociale nella città, la sua visione si fondava sulla cultura della condivisione perché, affermava, chi è ricco di conoscenza e non la trasmette sarà povero per sempre.”
Primo atto della Fondazione oggi, l’assegnazione di Borse di formazione-lavoro a uomini e donne, valutati tra le categorie: ex degenti di ospedali psichiatrici, anche giudiziari, soggetti in trattamento psichiatrico; tossicodipendenti, alcolisti, minori in età lavorativa con difficoltà familiare, detenuti ammessi al lavoro all’esterno; beneficiari di protezione internazionale; persone senza fissa dimora in condizione di povertà, iscritte nel registro del Ministero degli Interni, o cittadini con ISEE famigliare autocertificato inferiore ai 19mila euro, che non potrebbero permettersi il pagamento di corsi altrettanto specializzati. Sono stati ammessi a questa prima edizione: Greta Bassilichi, Eleonora Cuppari, Imane Daraoui, Sara Matteo, Antonella Ramos, Luigi Zaccariello. Il percorso di studio, della durata di nove mesi, avrà inizio il 3 ottobre e si terrà in un laboratorio della Scuola del Cuoio nel quartiere di Santa Croce, accanto alla Basilica.
Il Comitato Direttivo della Fondazione – composto da Barbara Gori (Presidente), Riccardo Zucconi (Vice Presidente), Rita Balzano, Mariella D’Amico, Rosanna Onilde Piliotti, Filippo Maria Parri – ha valutato le candidature, scelte tra quelle prevenute direttamente o presentate da Artemisia e Nosotras, e dalla rete di solidarietà del quartiere1 di Firenze. Sotto la guida dei Maestri artigiani della Scuoia del Cuoio, gli studenti avranno l’opportunità di imparare le tecniche della lavorazione artigianale della pelle e del cuoio, oltre a seguire alcune lezioni teoriche a cura di docenti esperti legati alla comunicazione e agli aspetti normativi per aprire un’impresa. “Far nascere nuovi artisti della lavorazione della pelle e del cuoio – hanno concluso Laura, Francesca, e Barbara Gori – sarà l’ambizioso compito della Fondazione, scoprendo nuovi talenti nascosti in chi ha solo bisogno di un piccolo aiuto e diffondere il valore dell’artigianato”.