Anniversario della Liberazione: commemorato anche Hugh Snell, primo soldato alleato caduto il 4 agosto durante le fasi concitate che precedettero l’entrata in città degli angloamericani
Il più giovane, Vittorio Nardi, aveva appena sedici anni: il più anziano, Francesco Iacomelli, cinquantasette. Insieme ad altri dieci civili tutti uomini di cui solo due partigiani, e non attivi in quel periodo, furono trucidati per rappresaglia dai nazisti il 5 agosto del 1944 a Castello. Teatro dell’eccidio furono i sotterranei dell’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di via a Reginaldo Giuliani adibiti allora a rifugio antiaereo, dove gran parte della popolazione civile della zona si era nascosta per sfuggire alle cannonate.
Firenze non dimentica la barbarie tedesca e mentre si accinge a commemorare la Liberazione della città che si svolgerà domenica 11 agosto con una serie di manifestazioni che prenderanno il via alle 7 con i rintocchi della Martinella da Palazzo Vecchio, ha voluto ricordare anche le vittime innocenti della strage compiuta nel sobborgo cittadino con una delegazione del Consiglio Comunale guidata dal presidente Luca Milani.
Verso le 21 del 5 agosto un gruppo di soldati tedeschi si presentò in una casa della zona con la scusa di chiedere del vino ma una volta entrati in casa tentò di violentare una giovane donna. Mentre la donna cercava di difendersi, dalla pistola di uno di loro partì un colpo, non si sa se sparato da un militare che cercava di impedire lo stupro o esploso per caso, che ferì uno degli aggressori.
A quel punto i soldati si dettero alla fuga, mentre la donna con i propri familiari si nascose nel vicino ospedale di Careggi. Il codice tedesco di guerra prevedeva l’impiccagione per reati gravi come lo stupro: così quando i soldati tornarono al comando dissero che il loro commilitone era stato ferito da un italiano per evitare la corte marziale.
Il capitano Kuhne, comandante della zona, dette allora l’ordine di fucilare dieci italiani per rappresaglia: un giovane che lavorava come interprete per i tedeschi, Giorgio Pipoli, ascoltò le parole dell’ufficiale e subito si precipitò ad avvertire la popolazione ma il suo generoso sforzo fu inutile perché gli ostaggi vennero presi dallo scantinato dell’Istituto Chimico Farmaceutico Militare.
L’irruzione tedesca cominciò alle 22.20 e alle 23.30 tutto era finito: le donne e gli uomini superstiti videro i cadaveri dei lori figli, dei mariti, dei padri e degli amici. “La lapide che ricorda la strage di Castello – ha detto Milani – ci giunga sempre come monito a non dimenticare gli orrori della guerra e l’importanza di promuovere i valori della pace e della dignità della persona attraverso il dialogo, la tolleranza e la coesione sociale. Quello che ricordiamo oggi è un crimine di guerra senza attenuanti”.
E una corona di alloro è stata deposta presso la lapide, collocata all’angolo tra via Lupo e lungarno Serristori, in memoria di Hugh Snell, un giovane ragazzo di 21 anni appartenente al corpo delle Guardie Scozzesi, ucciso il 4 agosto 1944, primo tra i soldati alleati a cadere nella battaglia per la liberazione di Firenze. “Ancora oggi dobbiamo tenere alta la guardia – ha detto il consigliere Pd Mirco Rufilli in rappresentanza del Comune – e non dare per scontato quello che è stato conquistato da quei giovani 75 anni fa”.
In Toscana le stragi collegate alle ultime fasi della Seconda Guerra Mondiale videro un picco di violenza inaudito con quasi 4.500 morti tra i civili.