Da sindaco dovette affrontare la terribile prova della strage dei Georgofili. Nardella: “Orgoglioso che la città di oggi stia portando a compimento i progetti per i quali aveva dedicato la sua vita da primo cittadino”
Firenze dedicherà una strada a Giorgio Morales, l’ottantottenne due volte sindaco Psi spentosi ieri all’ospedale Torregalli dove era ricoverato (https://www.lamartinelladifirenze.it/a-88-anni-e-morto-lex-sindaco-giorgio-morales/). Lo ha annunciato il primo cittadino fiorentino Dario Nardella ricordandolo in Consiglio Comunale, purtroppo in videoconferenza causa Covid-19, con un intervento commosso e accorato nel quale ha ripercorso le principali tappe della lunga e intensa carriera politica di Morales: una carriera avviatasi proprio fra i banchi dell’assemblea civica e durata ininterrottamente per 14 anni dal 1975 al 1989 ricoprendo incarichi di alto prestigio con le giunte Gabbuggiani, Bonsanti, Conti e Bogianckino fino ad arrivare alla Sala di Clemente VII dove rimase dal 1990 al 1995.
Nardella ha ricordato l’incontro qualche mese fa con Morales in occasione dell’ottantesimo compleanno di un altro ex sindaco, Mario Primicerio al quale avevano partecipato anche Matteo Renzi e in collegamento da Bruxelles Leonardo Domenici. Per poi soffermarsi più profondamente nell’esperienza fatta come primo cittadino durante la quale Morales dovette affrontare non solo sfide impegnative destinate a disegnare uno sviluppo diverso al passo con i tempi e con il futuro per Firenze, ma anche una prova terribile e impossibile da credere che potesse toccare alla città.
“Io credo – ha aggiunto Nardella – che capita sempre ad un sindaco di una città come Firenze un’esperienza terza, particolare, che lo segna. È successo a Giorgio La Pira per la grave crisi economica e la vicenda del Pignone. È successo a Bargellini con l’alluvione. Succede a me con questa terribile esperienza della pandemia, che segnerà per tanto tempo la vita e la storia di Firenze. È successo a Giorgio Morales che ha affrontato la Strage dei Georgofili. Noi tutti abbiamo ancora ora impressa nella mente la foto che lo ritrae, assieme a Giovanni Spadolini, il giorno dopo l’attentato con in mano la bambola della piccola Caterina Nencioni ritrovata tra le macerie. In quel frangente Morales ha saputo interpretare al meglio lo spirito di rivalsa, di ripartenza e rinascita della città, accompagnandola con il suo fare mite, ma deciso e la sua competenza. Pochi giorni dopo la Strage, in una Santa Croce mai così affollata disse: “Sono il sindaco di una città ferita, ma viva e vitale. Ricostruiremo, restaureremo le opere d’arte danneggiate, ma la vita, quella nessuno potrà restituirla”.
E poi il grande lavoro sullo sviluppo della città, con l’intuizione della necessità di non avere più quartieri periferici ed isolati ma collegati al centro storico e vivi che prosegue ancora adesso. “Morales – ha concluso il primo cittadino fiorentino – ha sempre avuto a cuore il tema dello sviluppo delle infrastrutture fiorentine. Fu proprio Primicerio a ricordarmi che il primo sindaco a impostare lo sviluppo infrastrutturale basato sulle tramvie fu Giorgio Morales. Ma si parlava intensamente anche dell’aeroporto per il quale si è sempre battuto. Io sono orgoglioso che la Firenze di oggi stia portando a compimento i progetti per i quali Giorgio Morales aveva dedicato tutta la sua vita di sindaco, aveva speso tutta la sua competenza e la sua credibilità. Oggi abbiamo nelle nostre mani l’occasione di realizzare la Firenze che lui immaginava, sognava e progettava. Credo che non vi siano missioni più appassionanti e avvincenti come quella che ci è data da chi, prima di noi, ha lavorato al servizio di questa città. Per questo, ricordare degnamente Morales significa effettivamente realizzare ciò per cui lui ha dedicato la vita da sindaco, da uomo e da fiorentino”.