In occasione del 1° Maggio da domani e fino al 30 giugno il celeberrimo “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo è in mostra nel Salone dei Cinquecento. Il ministro Orlando: “Costruire regole nuove il cui punto di partenza deve essere la centralità del lavoro”
“Negli ultimi 30 anni abbiamo assistito ad una svalutazione del lavoro. C’è da fare una grande battaglia per il riconoscimento della dignità del lavoro. Alle nuove generazioni è stato detto che il lavoro precario sarebbe stato l’anticamera di un lavoro stabile. Invece per molti solo la precarietà è stata stabile. Parole forte quelle usate stamattina dal ministro del Lavoro Andrea Orlando intervenuto alla cerimonia di svelamento del “Quarto Stato”, il famosissimo quadro dipinto da Pellizza da Volpedo che da domani e per i prossimi due mesi avrà come casa il Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio nel quadro del rinnovato spirito di collaborazione fra Firenze e Milano che in futuro potrebbe portare ad altri clamorosi prestiti in una direzione e nell’altra.
“Il “Quarto Stato” – ha proseguito Orlando – ritrae i lavoratori come un soggetto politico che con la rivoluzione industriale si affaccia potentemente e che inizia a richiedere una dimensione di futuro. Se dovessimo dipingere quel quadro oggi dovremmo farlo in modo molto diverso, con vestiti diversi, con colore di pelle diversi, ma le ragioni per dipingere quel quadro ci sarebbero ancora. Non bisogna rinunciare a trovare un filo per ricostruire un quadro di insieme nella complessità e nella frammentarietà del lavoro di oggi. Bisogna essere in grado di costruire regole nuove e far sì che le Istituzioni siano presenti. Il punto di partenza deve essere la centralità del lavoro: il lavoro deve essere visto come un’occasione di riscatto sociale. Serve una grande battaglia per riconoscere la dignità del lavoro, a partire dalla questione dei salari: ai lavoratori deve essere riconosciuto il giusto e combattere le crescenti diseguaglianze sociali”.
Ma c’è anche un significato ancora maggiore in questa clamorosa operazione: per la prima volta i lavoratori in marcia per i propri diritti, così stupendamente ritratti dall’artista alessandrino, irrompono all’interno del salone che meglio di ogni altro rappresenta il potere: della Signoria, della Repubblica e del Granduca. Il Quarto Stato rimarrà a Palazzo Vecchio fino al 30 giugno. E domani, in occasione del 1° maggio Festa del Lavoro, in concomitanza con la Domenica Metropolitana, tutti i residenti nella Città Metropolitana potranno ammirarlo gratuitamente. Ingressi disponibili fino ad esaurimento posti. In Sala d’Arme sarà inoltre realizzato un progetto speciale in collaborazione con la Fondazione Alinari per la fotografia che avrà al centro il mondo del lavoro dall’Ottocento in poi. L’evento è nato da un progetto dei di Sergio Risaliti, direttore del fiorentino Museo del Novecento, e di Danka Giacon dell’omonimo Museo meneghino.
“Il Quarto Stato ha aggiunto il sindaco di Firenze Dario Nardella – porta nel cuore del Governo cittadino un’opera che è innanzitutto un simbolo potente della storia della lotta dei lavoratori per l’affermazione dei propri diritti e diventa così un messaggio che commistiona l’arte con gli ambiti sociali, economici e lavorativi e che sarà corredato da altri appuntamenti di approfondimento su questi temi. Non ultimo, questo prezioso prestito pone le basi per una duratura e significativa collaborazione tra Firenze e Milano, già iniziata con la mostra Le tre pietà che possiamo ammirare al museo dell’Opera del Duomo, e che adesso proseguirà anche con altre esposizioni e unione di sinergie nel segno dell’arte, della cultura, della bellezza”.
Per Beppe Sala, sindaco di Milano, “La marcia silenziosa e compatta dei braccianti del Quarto Stato è più contemporanea e attuale che mai. In un periodo di grande incertezza e difficoltà come quello che stiamo vivendo, ci ricorda che il lavoro è motore sociale insostituibile, strumento di libertà e indipendenza non solo economica, ma anche identitaria e personale di ogni individuo. A Milano siamo molto legati a questa opera, perché mette al centro il popolo, il lavoro e i diritti. Fu acquistato dai cittadini nel 1920, grazie a una raccolta fondi promossa dal sindaco socialista Emilio Caldara. In occasione del Primo Maggio, festa del Lavoro, siamo felici di poter condividere il messaggio di forza e speranza che questo corteo sprigiona con la città di Firenze e i visitatori del Salone dei Cinquecento”.
“La rappresentazione della marcia pacifica dei braccianti che incedono o procedono compatti verso lo spettatore – ha concluso Tommaso Sacchi, assessore alla cultura a Milano e fino a pochi mesi fa a Firenze con lo stesso ruolo nella giunta Nardella -, dà nuovo senso alla concezione dell’arte, che da questo punto in poi diventa anche strumento di denuncia e veicolo di speranza. Il Quarto Stato è un capolavoro senza tempo e, contemporaneamente, tra le opere più piene della loro epoca, rappresentazione per eccellenza dell’aspirazione di ogni lavoratore a una vita dignitosa e più giusta. Questo progetto consentirà l’opportunità eccezionale di ammirare un’opera straordinaria, approfondendo dal punto di vista storico e artistico uno snodo fondamentale nella storia italiana e europea: il passaggio dalla società agricola a quella industriale, che cambiò sostanzialmente ogni aspetto della vita del nostro paese generando istanze destinate a cambiarne il volto definitivamente”.