La nomina ufficializzata questa mattina dal Cardinal Betori. 55 anni è il parroco della chiesa della Madonna della Tosse ma anche il cappellano della casa circondariale di Sollicciano
Don Gherardo Gambelli è il nuovo arcivescovo di Firenze. La nomina, scelta da Papa Francesco è stata ufficializzata questa mattina, 18 aprile dall’arcivescovo uscente, Giuseppe Betori. Gambelli, 55enne, è l’attuale parroco della chiesa della Madonna della Tosse. Missionario in Africa, da dove è tornato lo scorso marzo, è anche cappellano del carcere di Sollicciano. Non essendo vescovo, ma parroco, diventerà l’87esimo pastore di Firenze il prossimo 24 giugno, per San Giovanni, il patrono della città. Nel frattempo, Betori svolgerà la funzione di pastore apostolico “con gli stessi diritti e facoltà del vescovo diocesano, da adesso fino al 24 giugno”, spiega.
“La scelta di un prete di Firenze è un segno grande di fiducia del vescovo di Roma nei confronti della nostra diocesi“, ha affermato don Gherardo Gambelli parlando nella cattedrale di Santa Maria del Fiore dopo l’annuncio della sua nomina. “Ho percepito una chiamata di Dio – ha detto – a rendermi ancora più disponibile per sdebitarmi del dono immenso del Vangelo”. Gambelli ha ringraziato l’arcivescovo uscente, il cardinale Giuseppe Betori, per il suo contributo alla vita della chiesa fiorentina negli ultimi 15 anni, sottolineando che “la sua decisione di restare a Firenze come vescovo emerito ci riempie di gioia”.
Gambelli ha sottolineato la sua ferma intenzione e volontà di continuare nella collaborazione “gomito a gomito” con le istituzioni e le autorità cittadine, “per la costruzione di una società più giusta e solidale. Nell’attenzione e nel rispetto della dignità di ogni persona, soprattutto dei più poveri e degli esclusi. Davanti alla minaccia dell’espansione delle guerre nel mondo ci sentiamo più che mai interpellati alla responsabilità di lavorare con più coraggio e tenacia per la pace. Che si costruisce in maniera artigianale, nell’attenzione ai gesti quotidiani di perdono e riconciliazione La bella tradizione di impegno nel dialogo ecumenico e interreligioso della parrocchia della Madonna della Tosse, mi ha permesso di incontrare e conoscere personalmente il rabbino e l’imam e diversi pastori delle chiede di Firenze, con i quale sono nate promettenti amicizie che spero di poter rafforzare nel tempo”.
Infine l’abbraccio ai detenuti e alle detenute in particolare di Sollicciano dove era cappellano del carcere. “Anche se non potrò continuare a visitarvi regolarmente- dice nel suo primo discorso tenuto in cattedrale dopo la nomina- non dimenticherò le parole della scrittura, che dice ‘ricordatevi dei carcerati come se foste loro compagni di carcere’. Con l’aiuto del signore, mi impegnerò come vescovo a essere attento alle vostre necessità”, così come “per i dimenticati, gli scartati dalla nostra società”. L’attenzione alle persone che soffrono, che vivono in questi contesti, è un modo di vivere davvero la fedeltà al Vangelo. Certamente chi ha sbagliato deve pagare per ciò che ha compiuto, ma bisogna rieducare. E questa è una sfida importante: se siamo capaci di rieducare davvero, permettendo loro di reinserirsi nella società, questo porterà un grande beneficio alla società. Ne sono convinto”.