Secondo l’esponente fiorentina di Potere al Popolo il progetto portato avanti dal sindaco di Firenze è “ambiguo e fumoso. Ci vogliono manutenzione sullo scalo fiorentino, riduzione dei voli e stabilizzazione del personale”
di STEFANIA VALBONESI
Le dichiarazioni del sindaco Nardella in tema di trasporti aerei, con il primato per Pisa e l’idea del city airport per Firenze, trova d’accordo anche Francesca Conti, esponente fiorentina di Potere al Popolo (Vespucci: prima il terminal passeggeri, lavori dal 2025 per la nuova pista – La Martinella di Firenze).
Un accordo solo di principio, però. “Abbiamo letto le dichiarazioni di Nardella su Pisa primo aeroporto della Toscana e non possiamo che trovarci d’accordo. Andando però oltre i titoli si scopre che nella mente di Nardella non c’è nessun cambio di direzione per l’Aeroporto di Firenze, il perfetto accordo con Toscana Aeroporti sta lì a dimostrarlo“. Spiega Conti: “Nardella parla di un city airport per il quale ha già previsto la presentazione di due masterplan, prima quello sul potenziamento delle strutture aeroportuali, e poi quello relativo alla nuova pista. Il city airport, ambiguo e fumoso, di cui parla Nardella, non sembra affatto il city airport come lo intendiamo noi e che potrebbe nel breve periodo risolvere non pochi problemi. Per noi questa parola può significare solo una cosa: non un centimetro in più di cemento in una piana che è già eccessivamente antropizzata. Manutenzione su Peretola e riduzione dei voli e dei ritmi di lavoro, stabilizzando il personale esistente. Ciò andrebbe incontro alle richieste dei lavoratori aeroportuali che saranno in sciopero il 3 febbraio e anche alle richieste dei residenti di Peretola e Quaracchi che vedrebbero i voli ridursi e concentrarsi solo nei giorni feriali e in fasce orarie lavorative ben delimitate (non come adesso)”.
Se si vuole davvero investire, conclude Conti, “è invece il trasporto pubblico, non solo per collegare rapidamente Firenze all’Aeroporto di Pisa e quest’ultimo con Livorno e il resto della costa. Serve riutilizzare in maniera razionale i tratti ferroviari esistenti per collegare tutta l’area metropolitana fiorentina e puntare sulla riduzione della distanza casa-lavoro attraverso un forte investimento pubblico sulle case popolari (il 40% del traffico su Firenze è pendolare). Tenendo sempre a mente però il minimo consumo di suolo. I soldi? Ci sono, basterebbe rinunciare a quella voragine da centinaia di milioni di euro versati nelle tasche dei costruttori che è stata la Foster e iniziare a parlare di redistribuzione verso il basso della ricchezza”.