Le due associazioni di categoria, anziché la piazza, hanno preferito confrontarsi con il Sindaco Nardella e il Prefetto Guidi: “Abbiamo tutti a cuore la tutela della salute, ma è illogico che alcuni tipi di imprese debbano restare chiuse”
Sindaco e Prefetto si facciano interpreti presso il Governo del grave stato di difficoltà in cui versano le imprese toscane, costrette a chiudere per decreto in considerazione della fascia rossa nella continua a rimanere la regione, mentre i dati sui contagi non accennano a diminuire. E’ l’appello che Confesercenti e Confcommercio hanno lanciato a Dario Nardella e ad Alessandra Guidi, che poi hanno incontrato ieri durante la protesta degli ambulanti di Assidea culminata con il presidio sotto la sede del Consiglio Regionale in via Cavour e gli interventi di Vittorio Sgarbi e Gianluigi Paragone scagliatisi contro il governo Draghi, il ministro della salute Speranza e l’Europa. Le due associazioni di categoria hanno preferito il confronto diretto con le istituzioni anziché la manifestazione di piazza pur condividendo il tema di fondo.
“Nessuno più di noi scrivono Aldo Cursano e Franco Marinoni, rispettivamente presidente e direttore generale di Confcommercio – ha a cuore la tutela della salute, la nostra, quella dei nostri collaboratori e dei clienti, avendo da sempre osservato tutte le disposizioni sui protocolli anti contagio, ma troviamo illogico che alcune tipologie di impresa non possano restare aperte. Facciamo riferimento, ad esempio, alle attività per la vendita di abbigliamento e scarpe per adulti che non possono aprire, non comprendendo quale rischio di contagio diverso potrà mai esservi rispetto alle analoghe attività per bambini che invece possono lavorare, oltre ai mobilieri, agli orafi e alle gioiellerie, attività per le quali non è pensabile vi sia assembramento”. Stesso discorso per il commercio su area pubblica “Non si riesce a comprendere – concludono – come fare la spesa al mercato possa essere più pericoloso che farla in un supermercato della grande distribuzione, o utilizzare un mezzo di trasporto pubblico. Tali decisioni non hanno una spiegazione logica e chiediamo cortesemente il Suo autorevole intervento, affinché le nostre motivazioni possano pervenire al Governo, auspicando vi sia un ripensamento sulle misure ad oggi adottate”.
Alle piccole imprese, secondo Confesercenti che oltre a Nardella ha incontrato a Palazzo Vecchio anche l’assessore al commercio Federico Gianassi, serve un Decreto dedicato che preveda sostegni adeguati alle perdite realmente subite e ai costi fissi sostenuti, misure per il credito e soprattutto un piano per permettere alle attività di ripartire in sicurezza, con un programma preciso sulle riaperture di tutte le attività del Terziario. “Questo – questo ha sottolineato il presidente Claudio Bianchi può avvenire anche e soprattutto attraverso un’accelerazione del Piano Vaccinale; come Confesercenti siamo convinti dell’importanza del Passaporto Sanitario, con vaccinazione degli imprenditori e addetti del terziario, per poter far ripartire in sicurezza le attività, come dimostrano le misure adottate da altri stati”.