Conferenza stampa del patron Viola sulla vicenda stadio dopo il faccia a faccia con Nardella (che incontrerà di nuovo). “Il problema dell’Italia è la burocrazia”
Un nuovo incontro con il sindaco Dario Nardella ci sarà prima del rientro negli Stati Uniti, probabilmente la settimana prossima. Ma il presidente della Fiorentina Rocco Commisso è deluso. Deluso per i sei mesi persi fin qui sulla vicenda stadio e deluso anche dal campionato che sta disputando in questo momento la Viola. E come nel suo stile non fa nulla per nasconderlo.
Ce l’ha con la burocrazia Commisso nella affollatissima conferenza stampa convocata al Franchi all’indomani del faccia a faccia con il primo cittadino fiorentino. Ma chiede anche più aiuto alla politica cittadina perché insomma è pur sempre un imprenditore che ha deciso di fare un investimento consistente e che secondo i canoni in uso negli Stati Uniti si sarebbe aspettato un trattamento forse migliore, sicuramente più vicino al “veloce, veloce veloce” tanto invocato nelle prime settimane che adesso sembra essere stato messo in disparte. Così snocciola dati, fa confronti con altre strutture e altri progetti, poi parte con l’affondo.
“Il problema dell’Italia – dice – è la burocrazia. Ribadisco le mie tre richieste: costi giusti, controllo totale dell’opera e fast, fast, fast. Ma sono deluso perché ho letto che la questione stadio va avanti da 30 anni e forse sto capendo che ci vuole tempo a fare le cose in Italia”. Subito dopo l’affondo sulla Mercafir che potrebbe preludere a un possibile affossamento dell’opzione di stadio nuovo a Novoli fin qui portata avanti con tenacia dall’amministrazione di centrosinistra.
“Ci sono modi differenti di fare gli stadi – continua Commisso -: a concessione, come nel caso dell’Udinese, o a bassi costi come ha fatto il Sassuolo che ha comprato lo stadio per 4 milioni spendendone poi altri 8 e arrivando a 12 milioni per avere uno stadio di proprietà. A Bologna mi hanno detto che la città darà 85 milioni di progetto e 30 milioni per incentivare i Saputo a restaurare il Dall’Ara”. Ma subito dopo aggiunge serio: “A Firenze la perizia sul valore dei terreni dell’area Mercafir è stata fatta da un’agenzia: ma ad altri sono stati dati 35 ettari per 25 milioni, a noi 22 milioni per 14 ettari: fatevi due conti, è quasi il doppio. Il Comune deve aiutarci a raggiungere i successi. Lo Yankee Stadium è costato 2,3 miliardi. Più di 600 milioni sono stati dati dal Comune, mentre più di un miliardo è arrivato da fondi pubblici e concessioni. Non sono venuto qui per stare al Franchi altri 10-15 anni. Ho bisogno di più opzioni”.
E fra le altre opzioni, oltre all’eventualità di Campi Bisenzio (che già sarebbe disponibile) e di qualche altra località saltata fuori come il coniglio dal cilindro del prestigiatore (leggi Caldine, Coverciano, Scandicci, Sesto Fiorentino), c’è anche quella di prendere in concessione l’area Mercafir invece di acquistarla e pure quella del restyling del Franchi anche se il Patron si è espresso il termini molto duri sulle condizioni in cui si trova il Comunale.
“Il Franchi è un’istituzione – attacca deciso – ma questo stadio è una porcheria per come è mantenuto, nessuno si offenda. Può darsi che domani affronteremo di nuovo la questione, ma è la città che deve dirci cosa si può fare: forse serve una trattativa. Sino dal primo giorno il rapporto con il sindaco Nardella è stato eccellente. Abbiamo cominciato con l’ipotesi Mercafir e più tempo è passato, più ho pensato non fosse una situazione ottimale, anche per i 22 milioni e dopo abbiamo visto che ci sono altri costi che non sono stati considerati. Aspettiamo il bando, spero che la città rivaluti la questione, vediamo cosa esce fuori nei limiti della legge. Il calcio è un patrimonio per Firenze e l’Italia, come la moda, il turismo, gli Uffizi”. “Per stare in alto – conclude – bisogna avere infrastrutture, bisogna avere uno stadio che porti ricavi, specie il giorno della partita. Ma posso promettere che non porterò la Fiorentina a giocare a Lucca o a Torino”.