Il forte monito del sindaco Nardella al Festival dell’Economia Civile inaugurato oggi a Palazzo Vecchio alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella
“Le città come laboratori istituzionali per una nuova economia civile”. Dal Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio arriva il forte monito del sindaco di Firenze Dario Nardella in occasione della giornata inaugurale della seconda edizione del Festival dell’Economia Civile alla quale ha partecipato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Per tre giorni l’iniziativa, promossa da Federcasse, Confcooperative, Next e Scuola di Economia civile (Sec) sarà l’occasione per incontrarsi e discutere sulle buone pratiche economiche alla luce anche dell’emergenza causata dalla pandemia del Coronavirus. All’inizio gli attori Monica Guerritore e Mauro Lombardi hanno letto la “Carta di Firenze per l’economia civile” che poi è stata donata al Capo dello Stato dal direttore del Festival Leonardo Becchetti. Il dibattito introduttivo è stato tenuto da Augusto Dell’Erba presidente di Federcasse, da Maurizio Gardini presidente di Confcooperative e dal professor Stefano Zamagni presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali.
Una edizione del Festival quella di quest’anno che si apre all’insegna della parola ri-generare. “Il 2020 – ha ricordato il primo cittadino fiorentino – ha segnato per il mondo uno spartiacque simbolico. L’attacco di un microrganismo ha gettato nel panico il mondo, lo ha tenuto in ostaggio. Ha fermato il suo motore produttivo. La preghiera solitaria del Papa in una piazza San Pietro deserta ha consegnato ai popoli di tutto il mondo un’immagine di questa tragedia immane, di questa apnea collettiva. La pandemia ci ha sbalzato fuori dalle nostre sicurezze e ci ha proiettato in una dimensione del tutto inedita”.
Ma il Covid-19 ha insegnato anche un’altra cosa molto importante: il futuro è possibile solo guardando davanti, imparando dagli errori del passato perché peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla. E i punti da cui ripartire sono proprio l’ambiente e la città, in strettissimo collegamento l’uno con l’altra, in quanto il Coronavirus ha dimostrato che le città sono sempre più snodo economico e sociale della vita di miliardi e miliardi di persone. Ma ha anche messo drammaticamente a nudo la loro fragilità di fronte al rischio contagio.
“ La città – ha continuato – va intesa prima di tutto come una comunità vivente, in continua trasformazione. Ma è nelle città che si manifestano in tutta la loro forza i problemi. È qui che i nodi della globalizzazione vengono al pettine: il cambiamento climatico, la transizione energetica, le grandi questioni dell’integrazione sociale trovano un punto critico di esplosione ma allo stesso tempo è sempre nelle città che recuperano soluzioni e proposte per superare gli stessi problemi. Le città dunque come laboratori istituzionali, per una nuova economia civile. Dalle città può fiorire un nuovo Umanesimo, che tenga insieme la bellezza, l’inclusione sociale, l’occupazione, la sostenibilità, i servizi alle persone e l’etica”.
Per questo secondo Nardella è necessaria un’alleanza istituzionale che vada dal livello europeo a quello dei territori locali, guardando alle nuove generazioni. “Dobbiamo trasformare i nostri Paesi e le città da problema in soluzione – ha concluso -. Per migliorare la relazione che abbiamo con l’ambiente dobbiamo migliorare quelle che abbiamo tra di noi. La qualità della vita è al centro della riflessione dell’economia civile e dei punti che costituiscono la Carta di Firenze. E siamo nel posto giusto per affrontare questi temi, visto che Firenze e la Toscana, il luogo dove per la prima volta l’umanità ha bandito la pena di morte, rappresentano un simbolo mondiale della qualità e dell’importanza della vita”.