L’appello al Governo dei presidenti regionali Martelli e Mengozzi: “Rischiamo la chiusura, si consenta la somministrazione ai soci”
Circa la metà dei circoli Acli e Arci della Toscana potrebbero non riaprire più. E’ il grido di allarme lanciato dai rispettivi presidenti regionali Giacomo Martelli e Gianluca Mengozzi che rivolgono un appello affinché le attività, chiuse da marzo salvo una piccola parentesi di un paio di mesi d’estate, possono tornare ad essere aperte e a proseguire la loro funzione sociale di aggregazione e presidio sociale. “La situazione è gravissima, ora basta – dicono in coro -. Il Governo ci consenta di aprire ed elimini le discriminazioni permettendoci di poter svolgere l’attività sociale di somministrazione riservata ai soci almeno in zona gialla, con gli stessi limiti e modalità consentite agli esercizi commerciali”.
La preoccupazione e insieme la paura è che dopo aver resistito con molta fatica al lockdown di marzo, la seconda chiusura possa assestare il colpo di grazia. “Queste realtà – spiega Martelli – hanno un valore fondamentale per tante persone, soprattutto anziane, che qui non solo passano il tempo, ma spesso ricevono servizi di prossimità per loro indispensabili, soprattutto se non possono muoversi facilmente. C’è una situazione di solitudine sociale molto grave”. Con le entrate azzerate la sostenibilità economica di circoli dei lavoratori e case del popolo, che vivono di autofinanziamento, viene a mancare. La campagna di tesseramento, sottolineano ancora, non è partita: poco o nulla al momento è arrivato dai ristori del Governo e aumentano anche le difficoltà per l’accesso al credito agevolato.
“Le conseguenze sociali della pandemia saranno molto gravi – concludono Mengozzi e Martelli –. Aumenteranno povertà e disuguaglianze per i settori sociali più vulnerabili. L’esistenza dei circoli ricreativi e culturali sarà ancor più necessaria per la salvaguardia dei diritti delle fasce popolari e per la coesione sociale delle nostre comunità. Non accettiamo l’idea che, a parità di regole di sicurezza, le attività svolte nei circoli vengano considerate più nocive di quelle realizzate nelle strutture commerciali. Il Governo elimini questa discriminazione e ci permetta almeno l’azione di autofinanziamento per poter sopravvivere. E’ necessario intervenire urgentemente per non mettere fine alla nostra lunga storia. Facciamo appello anche ai parlamentari toscani che non ci hanno fatto mancare in questi mesi segnali di solidarietà perché intervengano presso il Governo”.