L’opera commissionata allo street artist Jorit è in corso di realizzazione in via Canova. Minoranze compatte all’attacco: “Perchè non scegliere La Pira o Lando Conti?”
E’ bufera in Consiglio Comunale per il murale dedicato a Antonio Gramsci in corso di realizzazione in via Canova. Ad accendere la polemica sull’opportunità dell’opera commissionata a Jorit è stata tutta l’opposizione di centrodestra con Jacopo Cellai (F.Italia), Alessandro Draghi (Fratelli d’Italia), Ubaldo Bocci (Gruppo misto), Federico Bussolin ed Emanuele Cocollini (Lega Salvini).
A due anni dal murale di Nelson Mandela in piazza Leopoldo, lo street artist napoletano torna dunque a Firenze per realizzare una nuova opera su un edificio di edilizia popolare. Come nel suo stile ha iniziato la fase preliminare tracciando sulla parete una frase tratta da “Lettere dal carcere”, lo scritto più noto dell’intellettuale e politico sardo incarcerato dal regime fascista dal 1926 al 1937: “Anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio… La crisi consiste appunto nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere”. La superficie della parete è di 213 metri quadri.
“La prima domanda da porre al Sindaco Nardella e al Presidente Dormentoni – dicono tutti insieme – è se gli abitanti del palazzo di via Canova siano stati interpellati e consultati. Sarebbe grottesco che questa scelta fosse stata senza alcuna interlocuzione con i residenti. La seconda è perché dedicare un murales a Gramsci. Se è stato un importante intellettuale e un coraggioso politico antifascista del novecento, allo stesso tempo è stato un convinto comunista leninista: perché non scegliere un grande politico della nostra città come Giorgio La Pira o Lando Conti, forse per premiare il quartiere più rosso di Firenze? Una iniziativa come questa doveva essere accompagnato da un dibattito all’altezza del personaggio”.
Draghi puntualizza ulteriormente: “Partigiani, resistenza e immigrazione, sono sempre i temi principali della street art negli ultimi anni in città; adesso tocca ad Antonio Gramsci. Jorit lo aveva annunciato e lo ha ottenuto. La Firenze di Nardella si sta riempiendo di enormi murales dal palese richiamo ideologico: un’iconografia che ricalca quella dei regimi totalitari, ma in assenza di coerenza e di coraggio. Commissionati dalle Istituzioni e pagati da noi, in questo caso 7.000 euro dati all’associazione Teatro Puccini, che ha proposto il progetto. Se la street art può essere utile per coprire i muri di cemento dei sottopassi ferroviari o dei cavalcavia, rimane di dubbio gusto sui palazzi residenziali; siamo a Firenze non ad Harlem. Perché non dedicare allora un’opera a D’annunzio che ha convissuto con l’attrice Eleonora Duse per più di un decennio sulle colline di Settignano? Perché è stata bocciata una mia mozione per dedicare un murale a Norma Cossetto, a costo zero, sul muro esterno di Villa Basilewsky in largo Martiri delle Foibe?”.
Di diverso parere ovviamente il presidente di Casa Spa Luca Talluri, per il quale Gramsci “ha rappresentato un punto di riferimento contro le sopraffazioni e le ingiustizie, stando sempre dalla parte dei più deboli. Questo murale è un simbolo di luce, tanto più su un edificio di case popolari, inserito all’interno di un quartiere profondamente popolare”. Sottolinea l’assessore alle politiche giovanili Cosimo Guccione: “Con questa iniziativa artistica vogliamo far sentire la presenza di istituzioni, realtà culturali cittadine e artisti di fama internazionale tutti uniti nel trasmettere il messaggio di Gramsci per una comunità solidale, partecipativa, sensibile verso il disagio che tutti stiamo vivendo“. Il murale sarà ultimato nei prossimi giorni per poi venire ufficialmente inaugurato. “ Si tratta – conclude Mirko Dormentoni, presidente del Q4 – di un messaggio di bellezza e di cultura di cui abbiamo bisogno in questo momento forse più che mai”.
Le foto di Jorit e dell’allestimento del murale in via Canova sono ©MarcoBorrelli