Nell’articolo “Consoli onorari intoccabili” si fa riferimento alla perquisizione degli uffici di rappresentanza consolare dell’imprenditore fiorentino, annullata per ben tre volte dalla Cassazione ma non riportata nell’inchiesta
Marco Carrai querela l’Espresso e tre suoi giornalisti Paolo Biondani, Gloria Riva e Leo Sisti, per l’articolo uscito oggi, 20 novembre, dal titolo “consoli onorari intoccabili”. Il Console Onorario di Israele per la Toscana, l’Emilia Romagna e la Lombardia – nonché presidente della società che gestisce gli aeroporti di Firenze e Pisa – ha dato mandato ai suoi legali di denunciare in sede penale e in sede civile, con richiesta di risarcimento del danno, la storica testata fondata da Eugenio Scalfari e Arrigo Benedetti, attualmente diretta da Lirio Abbate. Al centro della querela c’è la ricostruzione operata dal settimanale su alcune vicende connesse all’inchiesta sui finanziamenti della fondazione Open e su una presunta “inviolabilità”, secondo quanto scrive il periodico, degli uffici di rappresentanza e del materiale in essi contenuto proprio per via dell’incarico rivestito dalla persona oggetto di attenzione da parte della magistratura.
I fatti risalgono al 26 novembre 2019, quando la Guardia di Finanza si presentò negli uffici di Marco Carrai a Firenze, imprenditore e uomo di fiducia dell’ex premier Matteo Renzi, con un mandato di perquisizione firmato dai pm Luca Turco e Antonino Nastasi, che indagavano sui contributi ricevuti da Open, di cui Carrai era uno dei dirigenti. “Ciò che è riportato nell’articolo – sottolinea Carrai in una nota – è falso e frutto di una ricostruzione altrettanto falsa. Non lo dice il console onorario Carrai ma anzitutto tre sentenze della Cassazione che hanno annullato per ben tre volte il decreto di perquisizione e sequestro a danno di Carrai, l’ultima della quale in via definitiva, disponendo non solo l’inutilizzabilità del frutto dei sequestri e delle perquisizioni nel processo Open, ma anche la restituzione di quanto sequestrato senza trattenimento di copia dei dati. C’è di più. La Suprema Corte ha detto che le tesi della procura fiorentina “paiono prive di fondamento legale”, e che non “è stato dimostrato alcun carattere illecito”.
Carrai sottolinea anche che nell’inchiesta, l’Espresso “ha dimenticato di scrivere che la Suprema Corte ha stabilito che “la generalizzata acquisizione del materiale informatico del Carrai pare, dunque, irrelata rispetto alle verifiche documentali necessarie per affermare la sussistenza del reato di finanziamento illecito dei partiti, tanto da fare assumere al vincolo cautelare reale carattere esplorativo e sproporzionato”. Da ultimo la perquisizione negli uffici consolari “annullata perché condotta in modo illecito”. Carrai conclude evidenziando “come può essere dichiarato da testimoni”, che fu lo stesso imprenditore a invitare le Fiamme Gialle ad entrare anche nell’ufficio consolare “non avendo nulla da nascondere. Furono i finanzieri ad obiettare che lì non potevano andare. Gli stessi finanzieri che peraltro hanno acquisito anche il cellulare utilizzato per funzioni consolari senza che il sottoscritto dicesse nulla. Forse i giornalisti dell’ Espresso dovrebbero volgere il loro sguardo sui soprusi che il sottoscritto ha subito e che sono stati verificati per ben tre volte , come detto, dalla Corte di cassazione. Il risarcimento dei danni conseguenti alla falsità della ricostruzione esposta nell’inchiesta, e alle illazioni in essa contenute, sarà devoluto in beneficienza per le comunità ebraiche in Italia”.