Pubblichiamo un contributo della sezione fiorentina di Italia Nostra che si propone come riflessione e proposta operativa per uscire dalla ‘palude’ che fa male alle piante e ai cittadini di Firenze
Con la improvvisa revoca delle deleghe all’assessora all’Urbanistica Del Re e la sua espulsione dalla Giunta, come hanno intitolato alcuni quotidiani cittadini, si apre un’ipoteca di credibilità verso il nuovo Piano Operativo ora in fase di adozione, ma anche per il Piano del Verde, che ancora è sospeso nel limbo della sua redazione. Le accidentali cadute di alberi che in pochi giorni si sono susseguite a Firenze hanno riaperto la querelle (in realtà mai chiusa) sulla gestione del verde in città. A questo riguardo un dato è certo: non si può pianificare la sostituzione delle alberate in città, benché in maniera graduale, senza avere personale e mezzi in dotazione organica. I soldi però ci sono: sono i già annunciati 18 milioni di euro che hanno inaugurato la stagione del neo assessore all’Ambiente di Firenze. E anche per il mantenimento, nel tempo, di un potenziato e ricostituito organico di addetti al verde urbano così realizzato, potrebbero essere destinate in futuro, a questo settore, quote maggiori di risorse finanziarie derivanti dalla tassa di soggiorno pagata dai turisti. La oramai arcinota VTA (visual tree assessment) usata per la valutazione degli alberi in città sta dimostrando i suoi limiti, come ammettono anche autorevoli dichiarazioni che, all’indomani delle recenti rovinose cadute, banalmente ci ricordano che le radici, che sono sotto terra, non si possono vedere. Si dimenticano però di dire che i sintomi di ammaloramento dell’apparato radicale, come è stato più volte ipotizzato, possono essere ravvisati anche a livello epigeo.
Non vogliamo qui gettare la croce addosso al lavoro di tecnici esterni all’amministrazione comunale, che di solito non sono adeguatamente pagati rispetto alle responsabilità assunte in sede penale e rispetto al tempo necessario (che non hanno) per svolgere in maniera compiuta ed esaustiva la famosa VTA. L’uso della VTA, può avere un senso ed una efficacia solo se diventa strumento ordinario in mano ai tecnici giardinieri del Comune, tecnici che però, negli ultimi decenni, si sono ridotti ai minimi termini. In altre città del Mondo la gestione del verde urbano non solo rappresenta un’opportunità di lavoro – quei tanto sbandierati green jobs – ma anche fonte di reddito per le casse dell’amministrazione pubblica. Solo da noi è impossibile che ciò avvenga. Da parte dei tecnici del Comune, la VTA potrebbe essere utilizzata non per giustificare sempre e solo l’abbattimento di alberi, ma anche, e soprattutto, per mettere in evidenza i servizi ecosistemici forniti dagli alberi in città, consentendo anche l’attribuzione di un valore monetario agli stessi. All’estero questo già avviene. Questa è una maniera diversa e più completa, di valutazione visiva di una pianta arborea in piedi. Al contrario, l’uso sporadico, non regolare, che viene fatto di questo strumento di valutazione degli alberi (VTA), ha come macro-conseguenza che le indicazioni che il tecnico suggerisce di eseguire, al fine del mantenimento in sicurezza della pianta, e che l’amministrazione dovrebbe puntualmente eseguire, non viene alla fine rispettato. Perché? Perché l’amministrazione non ha il personale sufficiente a curare il patrimonio arboreo cittadino, incorrendo nel rischio di caduta delle piante e ciò per negligenza. Se la finalità del controllo delle alberature è quello del loro abbattimento per la loro sistematica sostituzione, come da fonti autorevoli viene da tempo propalato, si sappia che, attualmente, l’amministrazione del Comune, non avendo personale a sufficienza, non è in grado di portare a compimento questo programma.
Orbene, se il Piano del Verde farà propria, come scelta generale d’indirizzo, quella della sostituzione a tappe forzate di tutte le alberate presenti in città, i cittadini sappiano che questa scelta oltre che sbagliata, non sta neppure nella capacità organizzativa dell’attuale amministrazione comunale e presupporrebbe un’ulteriore esternalizzazione/privatizzazione della gestione del patrimonio arboreo pubblico. Così l’escamotage di dare in mano ad una multiutiluty la gestione del verde rappresenta un ennesimo grave atto imposto dall’alto, capace di produrre l’ulteriore de-responsabilizzazione chi ha in gestione oggi il settore del verde pubblico, con l’aumento conseguente dei costi di gestione e la non soluzione del problema di “chi controlla chi”. Insomma, invece di risposte reali e serie ad un problema sempre più grave, si allestisce una sorta di “gioco dell’oca” nel quale si spostano le pedine solo più avanti nel tempo ed i problemi non si risolvono e si ritorna al punto di partenza, avendo però perso tempo utile e dilapidato tante risorse finanziarie.