“Il Signore di Notte” di Gustavo Vitali è un avvincente giallo, ricco di colpi di scena in cui l’autore, attraverso gli occhi di Francesco Barbarigo (personaggio realmente esistito e magistrato all’ordine pubblico), descrive la variegata umanità di una città che dopo un secolo di splendore si avvicinava a un lento e inesorabile declino
Basta con i commissari integerrimi, cupi e anche sul burbero andante (vedi Soneri di Nebbie Delitti): basta con gli ispettori che sembra pensino ad altro oppure non focalizzano subito se quello che hanno davanti è un morto ammazzato oppure si è addormentato dopo una sbronza colossale (Sarti Antonio, un poliziotto una città); basta con i commissari che se non hanno l’imbeccata giusta e illuminante di una noiosa e stucchevole prof di lettere non arrivano neanche a prendere un ladro d’auto (Berardi). E che dire del vicequestore Schiavone che forse ha vinto il concorso in polizia perché quel giorno era arrivato dopo un periodo di astinenza dal “fumo” ed essendo molto intelligente e pronto, per lui le domande sono state una barzelletta perché se non fosse andata così il Libanese al suo confronto era Biancaneve. Ecco questo è un ventaglio di personaggi che hanno riempito le nostre serate televisive e a cui noi spettatori ci siamo appassionati e certe volte anche messi nei loro panni allertando il nostro spirito investigativo. Ecco adesso scordiamoci tutti questi personaggi e specialmente scordiamoci l’avvocato eccellente di Grisham che ha sempre e comunque l’ultima testimonianza, l’ultimo scritto, la telefonata dell’ultimo secondo prima che faccia la sua arringa e risolva tutto a favore del cliente “super sfortunato” che dopo assolto dovrà andare a vendersi il cappotto per pagare la parcella, ma questi sono dettagli. Naturalmente scordiamoci anche Kay Scarpetta che fra un bicchiere di vino in una casa super calda, mentre fuori imperversa una bufera di neve neanche fosse la nevicata del ’56 a Roma, e vari scheletri non negli armadi – troppo banale – ma di solito in macchina oppure nelle “allegre” sale di autopsia riesce a trovare il colpevole naturalmente supportata da un agente investigativo di nome Pete Marino banalmente innamorato di lei.
Si lo so cari lettori, come introduzione non è stata proprio 2 righe e ancora non avete capito dove voglio andare a parare. Semplice, voglio presentare in maniera originale e facendo appunto dei paragoni questo investigatore molto atipico nato dalla penna di Gustavo Vitali nell’avvincente libro “Il Signore di Notte, un giallo nella Venezia del 1605” (autopubblicato). Il protagonista del racconto si chiama Francesco Barbarigo ed è un personaggio realmente vissuto a Venezia nel 1600.
Barbarigo è una persona contorta che affronta le indagini con superficialità, cambia idea e umore da un momento all’altro, insegue ipotesi stravaganti e interroga persone che niente hanno a che fare con il delitto. Il linguaggio è crudo e dissacratorio mettendo in risalto difetti e ipocrisie della società del tempo. La trama del libro è presto detta: il 16 aprile del 1605 viene rinvenuto in una modesta dimora il cadavere di un nobile caduto in miseria e questo è il primo delitto di un giallo fitto e incalzante che ha come sfondo la Venezia Barocca. E qui arriva il nostro magistrato incaricato dell’ordine pubblico, appunto “Il Signore di notte”.
Dopo questo delitto ne avverranno altri dove si vedono coinvolte diverse figure, da quelle principali a quelle più defilate. L’autore descrive una variegata umanità che va da aristocratici ricconi, a quelli che vivacchiano malamente, a mercanti, usurai, bari, prostitute. Nella vicenda tutti sono tratteggiati molto bene nei rispettivi ruoli e specialmente sono contestualizzati nella Venezia che si apprestava dopo un secolo di splendore ad affrontare un lento declino. Il libro è costellato anche di notarelle gustose, aneddoti fatti e fatterelli per far comprendere appieno il libro nella sua epoca. Barbarigo è coinvolto anche in una relazione con una dama bella quanto indecifrabile, e lui uomo così introverso e instabile non riesce a capire che relazione sia e questo lo disorienta ancora di più. Naturalmente il corso delle indagini è costellato solo da fallimenti: meno male che arriva il provvidenziale aiuto di un capitano delle guardie che ha tutta l’esperienza e l’astuzia che mancano al magistrato. I due però dovranno faticare non poco a dirimere l’intricata matassa che nel frattempo si infittisce di colpi di scena, agguati e delitti compresi quelli che riemergono dal passato. Il finale sarà inaspettato e sorprendente.