Pier Paolo Giusti, 41 anni, psicologo e psicoterapeuta a indirizzo analitico interpersonale, in questo nuovo contributo ci spiega come non farsi beccare dall’insonnia che potrebbe annidarsi in questi giorni da passare in casa se non abbiamo ancora ripreso l’attività lavorativa
Sapete perché dormiamo? Non lo sa quasi nessuno, ma non è più un mistero. L’arcano è svelato, sono stati i giapponesi. Si chiama fosforilazione, un processo che va invertito nelle cellule e a farlo ci pensa il sonno. Ma non mi addentro, non è il mio campo. Sì, va bene, il riposo è fondamentale per il cervello, per le funzioni cognitive, per il recupero fisiologico. Mettiamola così: alla fine è tutta questione di biochimica, poco c’importa il perché. L’importante è che si dorma, giusto? La deprivazione da sonno fa brutti scherzi.
Poi arriva lei, la quarantena. E il sonno che fine fa? Se la mattina non mi alzo per andare a lavorare, tanto vale che vada a letto più tardi. E se vado a letto più tardi tanto vale che mi conceda una pennichella sul divano e se ho fatto la pennichella sul divano, la sera mi addormento più tardi e via così. Occhio, che l’insonnia è dietro l’angolo e quando poi tutto ripartirà saranno dolori.
Questa volta niente vademecum, solo qualche sana abitudine, cioè il contrario di quello che dicevo qualche riga fa. Non esagerate col caffè, non esagerate con l’alcol e non vi coricate a pancia piena o a orari che non sono quelli che osservate di solito, quando tutto era consueto e il mondo era un posto che pareva “normale”.
Già, dimenticavo: non esagerate con lo smartphone!
Ora una domanda: è nato prima l’uovo o la gallina? C’entra col sonno, fidatevi, specie in questi mesi, perché la quarantena è una fonte di stress (per molti lo è sicuramente). Quindi, lo stress provoca insonnia. Oppure è l’insonnia a procurare stress? Credo che le due cose siano in relazione circolare, per cui a maggior ragione fate attenzione alle sane abitudini.
Cosa si sogna in quarantena? Beh, io sogno pochissimo, quindi sono un testimone scarso. Ma nei periodi difficili o complicati si sogna con l’ansia alle calcagna, ovvero riportiamo in veglia coloriture affettive come la paura e la preoccupazione. Sono i giochi che fa lo stress. Insetti, vermi, la fine del mondo o altri disastri con varie sceneggiature più o meno holliwoodiane fanno spesso da sfondo ai sogni di chi soffre periodi difficili. Jung, ma soprattutto Hilman, hanno dedicato pregevoli pagine a comprendere i motivi comuni dei sogni delle persone. Animali, personaggi, mitologie e varie divinità. Sfida più difficile credo non esista: ognuno di noi dà alla propria vita onirica un carattere particolare. Io, per esempio, quando attraverso periodi faticosi sogno che mi si sfascia la bici o la macchina, oppure non funzionano e fatico a procedere.
Il motivo per cui si sogna è un’altra storia. Io ascolto J. Monod: tutto ciò che abbiamo, come le nostre funzioni (vedi, il sogno) magari è comparso per caso, ma la necessità ha fatto sì che lo mantenessimo. Io la chiamo Evoluzione, qualcuno Dio. Voi datele il nome che volete, ma pensateci ai sogni, scriveteli e ragionateci se vi va. Soprattutto in questo periodo. I sogni sono una fotografia della nostra vita da svegli, ci appaiono strani perché l’inconscio non ha il tempo, né la logica (due concetti che abbiamo evoluto da svegli) che usiamo quando non si dorme, ma credo valga la pena perderci un po’ di tempo. Per il cervello sognare è come per i polmoni respirare o per il cuore battere. Spende un mucchio di glucosio, il nostro cervello, per pensare e sognare, quindi abbiate fiducia, l’evoluzione non mantiene funzioni così complesse se sono inutili.
Ricordatevi due cose. Primo: sogniamo tutti, solo che non tutti ricordiamo i sogni. Secondo: curate il sonno. Sembra che l’insonnia faccia pure ingrassare! Buonanotte Italia!
Pier Paolo Giusti