Ai domiciliari è finito l’amministratore di una società fiorentina fallita attiva nelle compravendite immobiliari e svuotata del proprio patrimonio. Gli altri soci per un anno non potranno esercitare attività professionali
Bancarotta fraudolenta ai danni di una società fallita di Firenze, la Santa Felicita, che operava nel settore della compravendita e ristrutturazione di beni immobili, nonché sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Sono le ipotesi di reato per le quali il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Firenze sta eseguendo una serie di misure cautelari nei confronti di sette persone fra cui l’amministratore di fatto della società fallita Michele Giambra, 74 anni, imprenditore di origini siciliane ma da anni in Toscana, per il quale sono scattati gli arresti domiciliari. Gli altri sei soggetti, tra soci, amministratori e liquidatori, per un anno non potranno esercitare attività professionali o imprenditoriali. Disposto anche il sequestro di beni mobili e immobili per oltre 900.000 euro.
L’attività investigativa, condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle fiorentine e diretta dalla Procura della Repubblica di Firenze, ha permesso di individuare, sulla base degli elementi di prova sinora raccolti e secondo l’ipotesi vagliata dal Giudice, un presunto sistema in base al quale gli indagati, attraverso la sistematica interposizione di un terzo quale amministratore di diritto nonché liquidatore ed eseguendo le istruzioni del «dominus» (pluripregiudicato, in passato già condannato per reati di bancarotta fraudolenta ed a capo di un gruppo imprenditoriale a gestione familiare), avrebbero privato la fallita del suo intero patrimonio attraverso un’attività di dismissione dello stesso. Nel dettaglio, gli indagati avrebbero sottratto circa 900.000 euro effettuando bonifici e/o prelievi dai conti correnti della fallita a loro beneficio ovvero di persone fisiche o giuridiche a loro legate. Inoltre, stipulando un contratto di vendita simulato, gli indagati avrebbero ceduto due unità immobiliari e appezzamenti di terreno della fallita a favore di una società a loro riconducibile, senza mai versare il prezzo pattuito, rendendo così inefficace la procedura di riscossione da parte dell’Erario dei debiti accumulati, pari a circa 700.000 euro, pari al 90% del passivo fallimentare. Infine, per ostacolare la ricostruzione delle condotte fraudolente, sarebbero state sottratte o distrutte tutte le scritture contabili obbligatorie.
Il procedimento è comunque attualmente pendente in fase di indagini preliminari e l’effettiva responsabilità delle persone, in uno con la fondatezza delle ipotesi d’accusa mosse a loro carico, sarà vagliata nel corso dell’eventuale, successivo processo. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore delle persone sottoposte a indagini.