Oltre trenta opere dell’artista piemontese tra sculture, installazioni, disegni e incisioni che oltre a costituire un omaggio a Dante raccontano il rapporto complesso tra uomo e natura
Più di 30 opere tra sculture, installazioni, disegni e incisioni, disseminate lungo il percorso della Galleria, che oltre a costituire un omaggio a Dante in occasione dei settecento anni dalla morte, ripercorrono anche i temi centrali dell’opera dell’artista. E’ “Alberi in versi”, la mostra di Giuseppe Penone che si è aperta ieri agli Uffizi, visitabile fino al prossimo 3 ottobre, che si ispira al verso del Paradiso L’“albero che vive della cima” nella Divina Commedia. Piemontese di Garessio, vicino a Cuneo, è nato nel 1947 e vive e lavora a Torino. Penone aveva già esposto una prima volta a Firenze al giardino di Boboli nel 2014, anno in cui una sua mostra era stata allestita anche al Madison Square Park di New York.
Per l’artista l’albero è da sempre archetipo della scultura e insieme materia viva, simile a quella del corpo umano. Allo stesso tempo ha scelto le piante come comune denominatore di un’indagine sul rapporto ambivalente tra interno-esterno, positivo-negativo, umano-vegetale, arte-natura. Al principio di “inverso” sono strettamente legate anche le tecniche utilizzate, il calco e l’impronta: questi processi implicano infatti il contatto, grazie al quale corpi e materie differenti si scambiano forma e sostanza, in una continuità senza gerarchie tra umano e non umano. Suo è l’Abete in metallo alto oltre 22 metri che troneggia in piazza Signoria, assaggio lo scorso marzo della mostra e inaugurato nel giorno del Dantedì. Il percorso, scelto da Penone stesso, inizia con opere della fine degli anni Sessanta in cui è già presente il tema del rapporto uomo-natura e del concetto di tempo dichiarato nella scultura attraverso espedienti figurativi. Un esempio paradigmatico dell’inverso, lo specchio, è al centro di Rovesciare i propri occhi(1970), dove il visibile si arresta sulla soglia dello sguardo dell’artista, riflesso sui suoi occhi resi temporaneamente ciechi da lenti specchianti.
“Alberi inversi – spiega l’artista – sono i flussi vitali. Innalzano i vegetali del mondo che si avvitano nell’aria attratti dalla luce, sono i turbinii dell’acqua e della materia che precipita verso il centro della terra, sono presenti nelle spirali delle colonne di Santa Maria del Fiore, sono i pensieri che formano la memoria del nostro vissuto, radici che alimentano il nostro corpo”. In mostra c’è anche il frottage di 15 metri Persone e Anni (2020), qui esposto per la prima volta. “L’arte di Penone – aggiunge il direttore degli Uffizi Eike Schmidt – invita a una riflessione filosofica sulla natura del Tempo. Le opere dell’artista evocano i processi di crescita lunghi e lenti degli alberi e del mondo vegetale e pars pro-toto si configurano come un intervento e una traccia creativa dell’umanità nell’ambiente che ci circonda”.