La commedia, dalla critica considerata come l’inizio della rivoluzione teatrale dello scrittore siciliano, racconta del tentativo di far luce, in una città di provincia, sull’identità della moglie del nuovo segretario della Prefettura
Al Teatro della Pergola, dal 13 al 18 febbraio, Geppy Gleijeses dirige Milena Vukotic, Pino Micol, Gianluca Ferrato in Così è (se vi pare), il testo che ha dato inizio alla rivoluzione teatrale di Luigi Pirandello. Intorno a loro, in ologrammi tridimensionali creati dal video artist Michelangelo Bastiani, piccoli uomini e donne alti cinquanta centimetri rappresentano gli altri personaggi dell’opera, che inutilmente si affannano per scoprire una verità che non esiste: piccola è la loro sfera d’azione, piccolo il loro metro di giudizio, piccole le questioni di cui si occupano. Con un uso sapiente di luci e ombre, la regia di Gleijeses evoca un senso di inquietudine e di mistero in linea con lo spirito del testo, crea un ambiente rarefatto in cui i personaggi si muovono come figure evanescenti, pronte a dissolversi nel nulla, in un gioco di specchi e riflessi effimero e illusorio, proprio come la verità che i protagonisti cercano inutilmente di svelare.
Uno spettacolo in equilibrio tra “la commedia della curiosità e il dramma ignoto” come lo stesso Luigi Pirandello definisce Così è (se vi pare). Come per la maggior parte del suo teatro, è lo sviluppo di una novella, La signora Frola e il signor Ponza suo genero. Il passaggio dalla novella alla commedia è fortunato, tanto che per buona parte della critica la rivoluzione teatrale di Pirandello inizia proprio da qui.
La storia racconta del vano tentativo di far luce, in una città di provincia, sull’identità della moglie del nuovo segretario della Prefettura. Si tratta della figlia della Signora Frola, come lei stessa sostiene con assoluta certezza? Oppure quella donna è morta tra le macerie di un terremoto e la moglie del segretario è tutt’altra persona, come sostiene quest’ultimo? L’idea dell’allestimento di questo classico della drammaturgia nasce da una strepitosa intuizione di Giovanni Macchia, il più rilevante critico di Pirandello: il cannocchiale rovesciato. «Le cose più vicine, vissute, torturanti, furono viste con il binocolo rovesciato: da quella distanza che ne permettesse la meditazione assorta o l’ironia o addirittura il grottesco».