E’ la prima volta che il riconoscimento va a un cineasta proveniente dal Medio Oriente. La consegna avverrà sabato 16 luglio al teatro Romano dove sarà possibile incontrarlo
Per la prima volta nella sua lunga storia il riconoscimento andrà a un regista proveniente dal Medio Oriente. Sarà infatti il cineasta iraniano Asghar Farhādi a ricevere il Premio Fiesole ai Maestri del Cinema nel corso della serata che si svolgerà sabato 16 luglio alle 20.45 al Teatro Romano con ingresso gratuito. Il prestigioso riconoscimento è conferito dal Comune di Fiesole in collaborazione con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani Gruppo Toscano e la Fondazione Sistema Toscana, con la direzione artistica di Massimo Tria.
La serata di premiazione Si aprirà alle 20.45 con un incontro con il regista e la presentazione del volume monografico, il primo dedicato a lui in Italia, a cura di Simone Emiliani con i contributi dei soci del Sncci. La cerimonia inizierà alle 22 e a seguire sarà proiettato il film Premio Oscar “Una separazione”. “Sono felice di presentare questa edizione del Premio – ha detto Anna Ravoni, sindaco di Fiesole -, che rappresenta una pietra miliare nella storia di questa nostra manifestazione. Infatti, con l’eccezione di Akira Kurosawa (1986), i Maestri che hanno calcato il palco del Teatro Romano di Fiesole fino ad ora sono tutti europei o statunitensi. Quest’anno il Premio ha voluto allargare il suo sguardo, aprendosi al Medio Oriente e di questo non possiamo che essere orgogliosi”.
Apprezzato all’estero già con “About Elly” (2009) con cui si aggiudica l’Orso d’Argento a Berlino, il regista iraniano raggiunge il successo internazionale con “Una separazione” nel 2011 con cui si aggiudica l’Oscar al miglior film straniero, premio che riceve anche con “Il cliente” nel 2017. Nella sua filmografia figurano fra gli altri “Il passato” (2013) con Bérénice Bejo (premiata a Cannes per la migliore interpretazione femminile), “Tutti lo sanno” (2018) con Penélope Cruz e Javier Bardem, e “Un eroe” (2021), con cui si è aggiudicato il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes nel 2021. E’ nato a Khomeyni Šahr nel 1972 e si è laureato con una tesi su Stanislavskij.
Asghar Farhādi diventerà “Maestro del Cinema” come prima di lui lo sono stati Mario Martone, Paolo Sorrentino Vittorio Storaro, Stefania Sandrelli, Dario Argento, Giuseppe Tornatore, Terry Gilliam, Toni Servillo e Nanni Moretti. E tra i grandi del passato Luchino Visconti, Michelangelo Antonioni, Orson Welles, Stanley Kubrick, Ingmar Bergman, Wim Wenders, Theo Angelopoulos, Marco Bellocchio, Ken Loach solo per citarne alcuni. Suoi riferimenti sono Ladri di biciclette di De Sica e Rashomon di Kurosawa. “Il Gruppo Toscano del Sncci– ha aggiunto Marco Luceri – è orgoglioso di poter ospitare a Fiesole un grande maestro del cinema internazionale. Farhādi è un autore che ha saputo raccontare la società iraniana con uno sguardo universale: i suoi film, le sue storie e i suoi personaggi, testimoni delle trasformazioni che vive il suo Paese, non hanno infatti mai smesso di stupire e di far riflettere anche noi spettatori occidentali”.
L’evento sarà accompagnato da una retrospettiva dei film del regista premiato: a luglio al Piazzale degli Uffizi nell’ambito della rassegna “Apriti cinema” sabato 2 verrà proiettato Il passato, mentre sabato 9 sarà la volta de Il cliente. Ad al Teatro di Fiesole, per “Stensen d’Estate”, domenica 7 si potrà vedere Un eroe e domenica 14 sarà il turno di Tutti lo sanno con Penélope Cruz e Javier Bardem. “Il Maestro Farhādi –ha concluso Massimo Tria, direttore artistico del premio – coniuga al meglio l’universalità dei temi umanistici con le peculiarità del suo grande paese, che egli ci restituisce sugli schermi superando cliché e rappresentazioni superficialmente esotiche. La sua Tehran è animata da enigmi, contrasti morali, lotte familiari, dubbi di coscienza che ricordano sia il neorealismo italiano che i thriller morali. I perni strutturali dell’elemento da scoprire, dell’enigma e dell’ellissi narrativa sono inseriti in indagini morali in cui non è possibile distinguere nettamente chi mente da chi dice la verità, chi è vittima innocente di macchinazioni sociali da chi ne è complice suo malgrado. Nel suo grande cinema non si può rimanere indifferenti, ma non esiste una sola “Verità” per cui parteggiare, bensì piuttosto una enigmatica “assenza” da ricostruire insieme”.