L’INTERVENTO – L’unica eccezione prevista è quella del minore con gravi disabilità o malattia, ma se i single solo in questo caso particolare vanno bene perché non possono andare bene anche se il minore è sano?
di CHIARA FOSSOMBRONI *
Si sente frequentemente parlare di adozione, un istituto giuridico conosciuto dalla stragrande maggioranza della popolazione, precluso tuttavia alla stragrande maggioranza di coloro che per i motivi più vari, vorrebbero donare amore ed una famiglia ud un minore che invece ne è privo. E’ così che molti minori restano in attesa per mesi, per anni, con la speranza che con il passare del tempo si fa sempre più debole.
Esiste poi l’altro istituto giuridico, l’affido, che nasce con l’intento di essere un supporto alla famiglia di origine del minore che, per determinati motivi, non è temporaneamente in grado di ottemperare al ruolo di genitore. Esistono minori vittime di abusi, di maltrattamenti, o rimasti soli al mondo perché abbandonati o ignorati nella quotidianità da chi avrebbe dovuto accudirli e che non possono attendere i tempi della burocrazia per essere salvati da determinate incresciose situazioni di forte disagio e pericolo che stanno vivendo. Dopo periodi di attesa più o meno lunghi, i minori vittime di queste situazioni vengono trasferiti in una comunità dove spesso restano per anni in attesa di quella famiglia che li possa accogliere.
Ecco allora che entra in gioco l’istituto giuridico dell’affido che originariamente nasce con l’obiettivo di donare al minore una famiglia accogliente in un momento di difficoltà della famiglia di origine.
Nel migliore dei casi, quello auspicabile, il minore non passa nemmeno dalla comunità, ma viene accolto da una famiglia affidataria che diventa per lui o per lei un punto di riferimento essenziale e fondamentale per il suo sviluppo emotivo e la sua crescita. Di fatto l’affido dovrebbe avere una durata massima di due anni, di fatto la realtà è spesso ben diversa: i due anni previsti si protraggono così in altri due e così via fino alla maggiore età del ragazzo o della ragazza, in una sorta di limbo, dove la famiglia che lo ha di fatto cresciuto ed amato e che per lui è il punto di riferimento, non può nemmeno mettere la firma per decisioni mediche che lo riguardano, anche in casi di emergenze.
Ecco che si parla allora di “affido sine die”, giuridicamente inesistente, quindi non normato, ma de facto la quasi regolarità. Dov’è la tutela dell’interesse primario del minore? Chi realmente è tutelato in questi casi? Nella realtà dei fatti appare quindi lampante come, in attesa che la famiglia di origine si “rimetta in sesto”, è solo il minore a subirne le conseguenze, con immaginabili conseguenze psicologiche spesso irreversibili che lo segneranno per tutta la vita.
Adesso che abbiamo visto brevemente le due realtà dell’affido e dell’adozione, è doveroso fare il punto sul tema del divieto dell’adozione per i single, possibile invece solo in casi particolari, tra i quali la grave malattia o disabilità del minore. E’ allora evidente la doppia discriminazione: prima di tutto nei confronti del minore; perché, se è vero che, come recita la legge italiana, può essere adottato solo da una coppia costituita da un uomo ed una donna regolarmente sposata, è altrettanto vero che, qualora il minore sia gravemente malato, si l’eccezione e può essere adottato anche da una persona single.
Viene spontanea allora la seguente riflessione: se un genitore affidatario di un bambino con grave disabilità è in grado ad adempiere a questo ruolo ed ha la facoltà di chiederne l’adozione, perché non può essere famiglia anche per un bambino sano? Mi chiedo allora dove sia veramente la tutela dell’interesse supremo del minore, laddove una persona single per la legge italiana può crescere un figlio disabile, ma non un figlio sano. Se vogliamo vederla dal punto di vista del minore, questo avrà diritto ad avere una famiglia composta da un genitore single solo se disabile, diversamente dovrà restare in comunità
NELL’INTERESSE SUPREMO DEL MINORE
- Chiara Fossombroni, consigliere uscente del Q2 per il Pd, si presenta questa volta alle amministrative dell’8 e 9 giugno in Firenze Democratica, la lista che ha come candidato sindaco Cecilia Del Re