Summit tra sindaco e “stakeholder” per fare il punto della situazione. Il sindaco invoca un ‘Piano Fanfani’ e aiuti dal Governo. “Pochi strumenti per controllare e limitare gli affitti brevi”
Imprese, albergatori, proprietari di immobili, sindacati degli inquilini, università, magistrati. Insomma i cosiddetti “stakeholder” tanto cari al sindaco Nardella, riuniti nel Salone de’ Dugento a Palazzo Vecchio per fare il punto sulla situazione dell’abitare oggi a Firenze. Con una sola certezza che abitare oggi a Firenze è difficile, per non dire estremamente complicato: dalla necessità di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica alla necessità di disciplinare gli affitti turistici. Tanto per rimanere su due tempi bollenti di questi ultimi mesi.
Alla fine della riunione che ha coinvolto una cinquantina di “attori” è uscita fuori l’idea di un “patto” che faccia di Firenze, parole del primo cittadino, “una città che sia davvero accessibile a tutti: alle famiglie in difficoltà, alle giovani coppie che cercano casa, agli studenti universitari, ai manager internazionali. Una città dove la questione dell’abitare non sia un terreno di conflitto tra portatori di interessi contrapposti, ma sia un terreno in cui tutti insieme ci facciamo carico del problema e diamo una mano per costruire una strategia che riguarda non solo Firenze, ma anche tutta l’area metropolitana”. Poi restano da capire e soprattutto da spiegare i prezzi alle stelle degli affitti in qualsiasi parte della città sia per le giovani coppie, che magari in centro ci abiterebbero anche volentieri e sono costretti invece a emigrare fuori dai confini comunali, che per gli studenti, gli appartamenti dati per affitti brevi turistici, il ricambio di inquilini in certe zone della città pressoché continuo dopo presenze di pochi giorni o di poche settimane.
“Sul tema dell’abitare il grido d’allarme delle città italiane è diventato fortissimo – ha detto Nardella -, c’è la necessità di avere un Piano nazionale per la casa. Abbiamo invitato tutti gli attori che, a diverso titolo, sono coinvolti nella grande questione dell’abitare a Firenze, tema complesso che interessa i cittadini, gli studenti, i turisti”. Insomma, e Nardella lo cita espressamente, una sorta di Piano Fanfani, la legge approvata dal Parlamento nel 1949 che prevedeva la costruzione di alloggi economici (il cosiddetto piano INA-casa) agevolando nello stesso tempo anche l’occupazione operaia. Ma quei tempi ormai sono solo un lontano e sbiaditissimo ricordo, soprattutto alla luce di cosa è diventato oggi avere una abitazione di proprietà o in affitto. “Abbiamo trovato tanti punti di contatto – ha aggiunto Nardella -: il primo è la richiesta di un vero e proprio Piano nazionale per la casa, come è stato il Piano Fanfani, che prevedeva risorse per riqualificare il patrimonio residenziale pubblico, strumenti economici, come incentivi ai contratti lunghi o il contributo affitto, che purtroppo è stato cancellato. C’è l’esigenza di avere un Piano casa che contenga anche delle misure normative perché oggi le amministrazioni comunali hanno pochi strumenti di questo genere per controllare e limitare gli affitti turistici brevi, per favorire gli affitti lunghi o per aiutare le famiglie in difficoltà”.
All’incontro, convocato dal sindaco Dario Nardella insieme all’assessore alla Casa Benedetta Albanese, hanno partecipato anche gli assessori a welfare Sara Funaro, alle politiche giovanili Cosimo Guccione e all’università Titta Meucci e il presidente di Casa spa Luca Talluri. Sul piano locale si è parlato di rafforzare le locazioni a canone concordato, chiedendo al Governo i fondi che hanno tagliato, intervenire sugli alloggi di Edilizia residenziale pubblica (Erp) sfitti perché da ristrutturare e accrescere l’offerta di Edilizia residenziale sociale (Ers), oltre a puntare sulla sostenibilità e risparmio energetico nell’edilizia a gestione pubblica. Sul piano nazionale invece è stata fatta una riflessione sugli interventi di riforma da chiedere al Governo e al Parlamento in materia di locazioni brevi.
“Grande punto comune che è emerso oggi – commenta la segretaria reginale del Sunia Laura Grandi – è che tutti i partecipanti hanno concordato che il dato reale a Firenze è che l’emergenza abitativa è da intendersi come impossibilità di trovare casa, e soprattutto che la città sta diventando off limits per i ceti medio bassi sempre più impoveriti, che comporta l’allargarsi allarmante della platea delle persone che non possono permettersi una casa a Firenze. Ovviamente è difficile trovare soluzioni immediate. C’è da lavorare, intervenendo a livello locale su quello su cui è possibile intervenire, e facendosi portavoce, a livello nazionale, di un’esigenza di più risorse, di più finanziamenti per l’edilizia pubblica, di modifiche della legge 431 per gli affitti brevi, e di incentivare il canale degli affitti concordati”.