Fino al 1° novembre è possibile immergersi nell’atmosfera di quei locali che narrano la maestria degli alabastrai capaci di scolpire la pietra nelle forme più differenti ed eleganti
Vivere lavorando l’alabastro è uno stile di vita che in pochi nel mondo hanno potuto vedere e sperimentare. A Volterra ci sono riusciti, lo hanno esportato nel mondo, valorizzandolo, facendo splendere la sua trasparente corposità venata, scolpendolo nelle più differenti forme. Parlare d’alabastro oggi, significa dunque raccontare una storia che si sta evolvendo, che sta continuando, che ha avuto periodi di difficoltà, ma che non ha mai cessato di esistere, sviluppandosi in nuove vie.
“Lavorando a questo progetto – dice Nico Löpez Bruchi, curatore della mostra – sono tornato un bambino, quel bambino che esplorava le botteghe dell’alabastro dalle finestre, dalle porte senza mai entrare; non entravo perché, in qualche maniera, percepivo l’intimità che l’alabastraio aveva con la propria officina e ricordo che sentivo difficile irrompere per curiosare. Quei rumori, quei macchinari, tutta quella polvere, facevano parte di luoghi dove un bambino non avrebbe dovuto recare disturbo. Ricordo che era usanza chiedere gli scarti di pietra agli alabastrai per scrivere in terra, sulla strada, creare porte per giocare a pallone, disegnare le caselle del gioco della campana. Sono passati molti anni da quei momenti scalfiti nella memoria, ma mai ho smesso di sentire questa pietra come significativa compagna di vita. Ho deciso di raccontare questa mia avventura, condivisa da buona parte dei cittadini volterrani, ampliata all’evoluzione del mondo della lavorazione dell’alabastro contemporaneo, sotto forma di avventura, di caccia al tesoro, un po’ con gli occhi e l’entusiasmo di un bambino, un po’ con lo sguardo e la sensibilità di un uomo, ormai adulto, che ha sempre approfondito il legame con questa arte della sua città”.
L’esposizione “I Tesori dell’Alabastro” è visitabile presso il Centro Studi Espositivo Santa Maria fino al 1° novembre 2022, ed è costruita come un percorso nella storia, ma con un’apertura totale verso il futuro. Il sottotitolo “Never say die” (Mai dire morte) è lo slogan di Goonies, un film epico dove si svolgono le avventure di un gruppo di giovani amici alla ricerca di un tesoro dei Pirati e che lottano contro il destino delle loro famiglie. Quella che si genera è un’avventura nel mondo dell’alabastro: i fruitori della mostra riceveranno una mappa del tesoro con due percorsi, uno interno e uno esterno, venendo così guidati verso la scoperta del passato, presente e futuro dei ‘tesori dell’alabastro’. Un viaggio con tanti sentieri alternativi, nell’evoluzione secolare di questa tradizione artistica e culturale che è sempre rimasta un punto fermo per la città di Volterra.
“Nella sezione interna del Centro Studi Espositivo Santa Maria Maddalena– conclude Nico Löpez Bruchi – ho immaginato un contrasto netto tra la lucentezza dell’alabastro e l’oscurità dell’allestimento. Una stanza piena, illuminata specificatamente, pezzo per pezzo, per creare quell’effetto di luminosità che crea meraviglia nell’apparire come un immaginario tesoro; il tesoro di Volterra rappresentato da una raccolta di lavori dei più ingegnosi alabastrai cittadini, che contiene pezzi del passato e del presente e con cui il visitatore potrà interagire andando alla scoperta della loro storia”.
La mostra di Nico Löpez Bruchi “I tesori dell’alabastro”, curata con Nicolas Ballario, è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra e dalla Parrocchia della Cattedrale di Volterra con l’organizzazione di Opera Laboratori. Fino al 1 novembre 2022 tutti i giorni 10-18 (ultimo ingresso 17.30), Biglietto unico che comprende anche CATTEDRALE, BATTISTERO, CENTRO STUDI ESPOSITIVO SANTA MARIA MADDALENA a 7 euro. Inoltre, presentando il ticket d’ingresso alla mostra, sarà possibile visitare anche Palazzo Viti, splendida residenza di Giuseppe Viti, commerciante dell’alabastro e grande viaggiatore, dove tutto è rimasto come lo hanno visto, nel corso dei secoli, Re ed i Principi che vi furono ospitati e nelle cui stanze ancora oggi abitano i discendenti della famiglia.