Dal 29 marzo al 5 giugno la Palazzina della Meridiana ospita una grande esposizione monografica dedicata al pittore fiorentino. In mostra la celebre “Eva tentata dal serpente” e l’ingresso di Carlo VIII a Firenze
Le lussuose sale della Palazzina della Meridiana di Palazzo Pitti tornano ad aprirsi per accogliere la prima grande esposizione monografica, dopo la pandemia, mai dedicata ad uno dei protagonisti della pittura romantica dell’Ottocento: il fiorentino Giuseppe Bezzuoli (1784-1855). La mostra presenta oltre 130 tra dipinti, sculture e disegni, che raccontano la carriera del Bezzuoli e l’arte del suo tempo. Molti anche i prestiti da musei e collezioni italiani e stranieri. “Con questo evento originariamente programmato per il 2020 – commenta il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – viene finalmente messa in piena luce la figura di Bezzuoli che ora si staglia nel fremente panorama artistico ed intellettuale dell’Europa di metà Ottocento e oltre: l’artista si rivela come vero e proprio pictor doctus, che conosceva e amava la letteratura, sua continua fonte d’ispirazione. L’aspetto sensazionale della mostra è la sua ambientazione: alcune sale del percorso vennero addirittura decorate da Bezzuoli per il granduca. Il visitatore viene così trasportato in una scenografia perfetta dove l’artista e i suoi contemporanei vengono fatti rivivere tra le sete delle tappezzerie e i mobili dell’epoca, come in un set teatrale dove però tutto è meravigliosamente vero”.
Il percorso, che resterà aperto al pubblico dal 29 marzo al 5 giugno 2022, parte dagli esordi neoclassici del pittore fino a giungere alla piena maturità, quando al culmine della fama egli crea alcuni capolavori della grande pittura romantica italiana: l’Ingresso di Carlo VIII a Firenze, Il ripudio di Agar, l’Eva tentata dal serpente (questi ultimi due dipinti, spettacolari, sono recenti acquisizioni da parte degli Uffizi per la Galleria d’Arte Moderna). A questi si aggiunge una sensazionale parata di ritratti della società contemporanea al pittore: uno spaccato della nobiltà e dell’alta borghesia nazionale e internazionale. La mostra, a cura di Vanessa Gavioli, Elena Marconi ed Ettore Spalletti, permette inoltre di confrontare la produzione artistica di Bezzuoli con quella di altri importanti maestri del calibro di Francesco Hayez e Massimo D’Azeglio, e offre ai visitatori l’occasione di ammirare le opere dei maggiori esponenti dell’arte e della cultura cosmopolita della Firenze di primo Ottocento: il francese Ingres, attivo in città contemporaneamente a Bezzuoli, gli scultori Horatio Greenough e Hiram Powers, oltre a Thomas Cole, sublime esponente della Hudson River School: questi ultimi in una sezione dedicata ai giovani artisti americani frequentatori all’Accademia di Belle Arti delle lezioni di pittura di Giuseppe Bezzuoli, che contava tra i suoi più celebri allievi anche Giovanni Fattori.
L’esposizione si articola in nove sezioni. La prima e la seconda sono dedicate al contesto fiorentino agli inizi del XIX secolo e agli esordi del pittore. Il gusto e la cultura internazionali affermati nella capitale toscana intorno agli anni Venti e Trenta dell’Ottocento coincisero con la maturazione del nostro artista, tema affrontato nella terza sezione. La quarta sezione è dedicata alla ritrattistica, campo nel quale Bezzuoli si affermò rapidamente come un assoluto maestro. Ci troviamo immersi in una folla di protagonisti della cultura del tempo, abbigliati nelle loro mises più eleganti: famiglie intere, dame dalle complicate acconciature avvolte in vesti fruscianti; gentiluomini stretti nelle giacche gremite di decorazioni, intellettuali aggrondati e statisti compresi del loro ruolo.
La parte centrale (sezioni quinta e sesta) è invece incentrata sull’attività di Bezzuoli come pittore di soggetti storici, eseguiti per illustri committenti tra i quali il granduca Leopoldo II, il principe russo Anatolij Demidov, e sull’impresa dei grandi cicli murali affrescati nelle sale della mostra a Palazzo Pitti. Nella settima sezione viene invece trattata la pittura sacra, rappresentata in mostra dalle grandi pale d’altare realizzate per importanti chiese dell’area fiorentina, come la Basilica di Santa Croce. Nell’ottava sezione sono esposti i dipinti dell’attività tarda dell’artista, di soggetto prevalentemente biblico, genere che gli consentiva un’ampia trattazione del nudo, soprattutto femminile. La nona sezione è infine dedicata all’attività grafica di Bezzuoli, disegnatore di indiscusso talento e straordinario interprete di soggetti letterari.