Continuano le prese di posizione dopo l’accelerata su Campi Bisenzio e l’uscita del presidente designato di Confindustria Firenze Bigazzi schieratosi a sostegno del presidente della Fiorentina
Ci mancava adesso anche Confindustria Firenze. Già, perché nell’ormai annosa vicenda dello stadio, stadio nuovo a Campi Bisenzio, restyling del Franchi, ora ci si è messa anche l’organizzazione degli imprenditori della città il cui presidente designato Maurizio Bigazzi ieri nel corso della videoconferenza di presentazione ha pensato bene di fornire un assist al patron Viola Rocco Commisso che come primo risultato ha provocato l’irritazione di Palazzo Vecchio. Tanto che poi l’associazione si è vista costretta a diffondere una precisazione spiegando che Bigazzi “non aveva fatto alcun riferimento alla collocazione dello stadio a Campi, sapendo anche che tale collocazione non si concilierebbe con il necessario e indifferibile sviluppo dell’aeroporto”.
Il presidente designato aveva affermato che dal momento che “la Fiorentina è una associata”, era giusto “sostenere questo imprenditore. Ha diritto di avere un terreno al costo più basso possibile perché noi non vogliamo privilegiare le rendite, vogliamo lo sviluppo. Quindi i terreni al prezzo più basso possibile e che lui possa velocemente realizzare lo stadio”. Una sorta di endorsement, era parso di capire, per lo stadio nella Piana. Facile intuire il nervosismo del sindaco Dario Nardella.
Intanto continuano le prese di posizione dei gruppi politici all’indomani dell’indiscrezioneche vorrebbe raggiunto l’accordo fra Joe Barone e la famiglia Casini per la realizzazione del nuovo impianto sportivo proprio a Campi. Per Alessandro Draghi, capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio, “La giunta non ha avuto una rotta chiara ma ha navigato a vista. In questo caso la politica faccia un passo indietro e lasci decidere a Commisso dove fare lo stadio, sia messo in condizione di non scappare a Campi Bisenzio e il Comune pensi alle soluzioni conseguenti. Lo stadio fuori comune sarebbe un caso più unico che raro in Italia”. Draghi è favorevole al restyling del Franchi, coprendo le due curve e lasciando la tribuna intatta come è. Sulle aggiunte fatte in occasione dei Mondiali di Italia 90 (quelle tanto per intenderci che portarono, fra le altre cose, alla soppressione della pista di atletica e all’abbassamento del terreno di gioco pur non aumentando la capienza) secondo Draghi si potrà agire come meglio si crede, anche perché chiosa “non sono un gran che”.
E torna anche alla ribalta il Comitato Vogliamo il Franchi che in una lunga lettera al Corriere Fiorentino invita il sindaco Nardella, per sbrogliare la matassa, a prendere esempio dal suo predecessore La Pira che negli anni Cinquanta convinse Enrico Mattei, presidente dell’Eni, a salvare la Pignone entrando direttamente nella storia non solo della città. Ma il parallelo onestamente pare perlomeno azzardato. Anche perché in quel caso a rischio c’erano posti di lavoro e famiglie che con la chiusura della fabbrica non avrebbero saputo cosa mettere in tavola la sera per cena. Qui l’eventualità, certamente da scongiurare, è che Firenze oltre a perdere i campini di allenamento e la sede della società già destinati a Bagno a Ripoli perda anche le partite casalinghe della Fiorentina che dalla città finirebbero in un altro comune.