Il direttore degli Uffizi interviene sulla proposta Pessina di creare un grande museo fuori dal centro per incanalare flussi turistici in altre direzioni e immagina un modello di cultura diffusa nel territorio da realizzarsi in cinque-dieci anni
Valorizzare le periferie e anche i comuni vicini secondo un modello di città policentrico dove la fruizione delle opere d’arte non sia demandata soltanto a un unico ambito centrale come avviene ad esempio proprio a Firenze con Uffizi, Accademia, Palazzo Pitti e Piazza Signoria ma coinvolga anche gli altri quartieri cittadini in modo da far vivere la città nel suo complesso.
Eike Schmidt, direttore degli Uffizi, torna volentieri a precisare il suo pensiero, peraltro già espresso nelle scorse settimane, sulla proposta lanciata dal Soprintendente Andrea Pessina di “creare un grande attrattore fuori dal centro in modo da incanalare alcuni flussi turistici in altre direzioni”, i cosiddetti “Uffizi 2”. Idea che ha trovato terreno fertile anche nel sindaco Dario Nardella che si è detto disponibile a mettersi subito al lavoro “a patto che non si tratti della solita provocazione” individuando pure un possibile sito nell’ex caserma dei Lupi di Toscana al confine tra Firenze e Scandicci.
Ma il pensiero di Schmidt è leggermente diverso da quello di Pessina. “Sono scettico – sottolinea – rispetto ad un nuovo grande museo, ad un progetto megalomane. Piuttosto penso a diversi musei di medie dimensioni perché sarebbe sbagliato costruire un solo grande museo solo per i turisti, ma sarebbe più opportuno realizzare diversi musei più piccoli rivolti anche ai residenti“.
Insomma secondo il direttore degli Uffizi non solo in centro devono tornare i fiorentini e i servizi a loro dedicati, ma è “necessario recuperare le periferie e portarci anche cultura e musei di piccole e medie dimensioni. Le periferie un tempo erano i luoghi migliori dove vivere, poi il modello si è invertito: ma possiamo e dobbiamo invertirlo nuovamente. E per farlo ci vorranno cultura, musei, teatri. Del resto è quello che successe quando fu aperta la Galleria dell’Accademia, il museo di San Marco, il Museo Archeologico, la Sinagoga, tutti in posizioni che all’epoca erano di periferia”.
Per ora e solo a titolo di esempio Schmidt si sbilancia sulla possibilità di aprire un nuovo museo in comuni vicini come a Lastra a Signa o nel Mugello, comunque dove possa arrivare facilmente il trasporto pubblico oppure la tramvia. In quello che potrebbe diventare un modello di ‘cultura diffusa’ nel territorio da realizzare nei prossimi cinque-dieci anni. Probabilmente anche ciò che pensa il sindaco Dario Nardella.