Riceviamo questa lettera da parte di un esercizio fiorentino che da oltre venti anni esercita l’attività di toilettatura per cani. Anche la sua attività, al pari di tante altre quali la ristorazione, l’abbigliamento, i saloni di bellezza e parrucchieri, è esclusa dalle prime riaperture. Pubblichiamo integralmente il testo per dare comunque voce ad una attività che generalmente non ce l’ha. Ci sia tuttavia consentita una riflessione, che esula totalmente dal Covid: che senso ha che la toilettatura per animali sia uniformata all’attività di parrucchieri all’interno del codice ateco 96? In questi giorni abbiamo assistito a varie disquisizioni sui codici Ateco (qualcuno, ad esempio, nel leggere l’ennesimo allegato all’ennesimo dpcm, ha pensato che venisse aperta la caccia, come se i cacciatori avessero bisogno della partita Iva, ma non solo…). Forse l’emergenza, tra i tanti compiti che ci lascerà, ci dovrà portare a rivedere anche una classificazione più simile alla realtà delle attività produttive.
Gentile Direttore, anzitutto mi presento: mi chiamo Cristina Savoia e da oltre 20 anni esercito il “mestiere” di toilettatrice assieme a mio marito Marco. Abbiamo un piccolo negozio a Firenze in via Aretina 110/a-b. L’attuale situazione determinata dalla pandemia ci ha, come tutti, purtroppo messi nella condizione di non poter esercitare la nostra attività, ma gli ultimi accadimenti, alludo al Dpcm di Sabato ultimo scorso (cd.SECONDA FASE), rinviando l’apertura al 1° giugno 2020 rischierebbe, uso volutamente questo eufemismo, di determinare la definitiva chiusura della nostra e forse non solo della nostra, toilette.
Purtroppo i segnali che ci giungono da più parti sono quelli che vogliono la Toilettatura assimilata alla categoria dei Parrucchieri (Ateco 96…….) mentre noi sappiamo benissimo che NULLA ACCOMUNA LE DUE ATTIVITA’. Mentre la prima non prevede alcun contatto se non al momento della presa in carico dell’animale, fra proprietario e toilettatore, la seconda presuppone la presenza contemporanea di entrambe le figure (professionista e cliente), molto spesso in numero multiplo e in unico locale; nel primo caso il lavoro viene di norma eseguito con l’ausilio di mascherina e guanti, nel secondo questo non avvene quasi mai; i locali generalmente si caratterizzano per la loro riservatezza, nel primo caso, mentre la promisquità rappresenta spesso una caratteristica del secondo.Per tutto questo e considerando che gli animali sono stati più e più volte indicati come vettori negativi del contagio, credo sarebbe fortemente opportuno poter esplicitare tutte queste nostre precisazioni a chi ha il compito di emanare i provvedimenti restrittivi o di apertura della attività lavorative.In ultimo vorrei sottolineare come la nostra attività può sembrare a prima vista volta a soddisfare unicamente esigenze estetiche dei proprietari perchè nell’accezione comune delle persone c’è questa immagine del cane “addobbatto” in modo talvolta persino eccessivo, ma viceversa vorrei che si comprendesse che il lavoro da noi comunemente svolto assicura all’animale essenzialmente una cifra igenica che in caso contrario genererebbe molteplici patologie dermatologiche, flogistiche ecc. senza considerare peraltro tutta l’attività di depotenziamento dei parassiti (pulci, zecche, pidocchi ecc.) con gli appositi lavaggi.
Da qui la mia necessità di realizzare una sorta di lettera aperta in modo da sensibilizzare le autorità alle nostre esigenze e peculiarità e consentirgli di considerare la possibilità di operare una deroga per il nostro specifico settore, al pari di quanto hanno già fatto alcuni suoi colleghi delle regioni Friuli V.G. , Liguria, Veneto e di recente anche Emilia Romagna.
Ho pensato di inviare questa mail nel tentativo di vedere accolte le nostre istanze collettive volte unicamente ad ottenere la riapertura il prima possibile, magari sin dal prossimo 4 Maggio, ringraziandola per la sua proverbiale disponibilità e sensibilità.
Cordialmente
Maria Cristina SAVOIA
(La Bottega di Margot)