L’incontro di congedo del cardinale con la stampa cittadina. Resterà come arcivescovo emerito e vuole essere sepolto in città. “Non bisogna contingentare i turisti che vengono qui. Non siamo a Milano o Torino: la nostra realtà è fatta di questo”
“A Firenze è necessario ricreare il tessuto sociale. Sta venendo meno, in centro in modo particolare ma anche altrove, il tessuto sociale, i legami, lo stare uniti tra di noi, anche nelle nostre parrocchie. Occorre ritessere la socialità, non spetta a me dire se con una piano casa, con la viabilità, con altre strutture, queste sono scelte politiche… Un tessuto sociale senza il quale la città non può essere semplicemente vetrina, non può essere soddisfazione di bisogni quotidiani per chi viene tra di noi: deve essere una città, riconquistarsi come città attraverso la riconquista dei legami, delle relazioni, del tessuto sociale”.
Qualche giorno fa l’incontro del Cardinal Betori con i giornalisti in occasione del suo congedo per raggiunti limiti d’età. Il suo successore (https://www.lamartinelladifirenze.it/il-saluto-alla-chiesa-fiorentina-del-nuovo-arcivescovo-gherardo-gambelli/), Gherardo Gambelli, prete missionario, già parroco della chiesa della Madonna della Tosse ma anche cappellano del carcere di Sollicciano è stato ordinato vescovo proprio domenica scorsa nel corso della Messa di saluto alla città, ai suoi preti e alle sue suore, dopo 16 anni di apostolato a Firenze, celebrata da Betori in Duomo. “Nell’essere comunità — ha sottolineato c’è dentro tutto: la dignità della persona umana, la giustizia, il lavoro. C’è anche la protezione: la piccola Kataleya non sappiamo dove sia, dietro un muro invalicabile, ma non vogliamo dimenticarla mai… Il mio mantra è ricreare il tessuto sociale: non esistono soluzioni facili, io non ho ricette, come non le ho date ai miei sacerdoti, ma pongo riflessioni in un orizzonte comune. Tutta la mia stima e deferenza va agli amministratori passati e futuri: loro devono fare, non possono restare all’orizzonte, devono concretizzare”.
Impossibile non parlare dell’assalto dei turisti alla città: “Anche se l’impatto oggi del turismo sulla città sta diventando pressante, non penso che dobbiamo contingentare chi viene a visitarci – spiega ancora -: perché privare qualcuno della bellezza a vantaggio di qualcuno che magari ha più soldi, con un balzello? Il problema è che non siamo ancora riusciti a individuare una modalità con cui presentare l’anima di Firenze, e non solo il volto esteriore che si riduce a immagine, selfie, a palazzi da ammirare, a dipinti da contemplare. È necessario ridare il contenuto alla forma di Firenze: non vale solo per l’arte sacra, questa credo sia la missione futura di Firenze. I turisti non li potrai mai cacciar via, anche se li dovessi selezionare torneranno qui: ma se non sappiamo chi siamo, perché noi abbiamo fatto quelle opere, e non sappiamo dirlo agli altri, che ci stiamo a fare qui? Non siamo nell’operosa Torino, o Milano, con le loro fabbriche, noi siamo qui, la nostra realtà è fatta di questo”.
Betori adesso rimarrà in città come arcivescovo emerito e a Firenze ha detto che vuole essere seppellito. All’inizio del suo “mandato” ha ordinato setto o otto sacerdoti l’anno, poi via via le vocazioni sono un po’ scemate fino a ridursi a uno o due all’anno. “Abbiamo un clero meno numeroso – dice ancora – ma buono, di valore, sennò papa Bergoglio non avrebbe “pescato” qui per nominare cinque vescovi in questi anni. Questa realtà ci sprona a definire una nuova comunità, un nuovo modo anche di educare i giovani. Gambelli lo conosco da tempo, ho fiducia in lui. Al mio successore ho detto “sii te stesso”. Sii te stesso, e sii nella tradizione fiorentina, e lui è fiorentino e non avrà difficoltà a farlo”.