Nel mirino della Dda le attività di un fiorentino e di un albanese. Nove in tutto gli indagati fra cui anche l’ex portiere della Fiorentina Giuseppe Taglialatela
Secondo gli inquirenti in tutto il gruppo sarebbe riuscito ad acquistare dal 2012 ad oggi 31 ristoranti, la maggior parte nel centro di Firenze, due alberghi, attività di noleggio auto e di produzione di birra per un totale di 13 milioni e mezzo di euro. Sono le risultanze di una complessa inchiesta che la procura di Firenze ha aperto nei confronti di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti tributari, all’appropriazione indebita e all’autoriciclaggio. Nel mirino della Dda sono finiti un fiorentino e un cittadino albanese, che secondo gli investigatori avrebbero coagulato attorno a loro numerosi altri soggetti. Nove in tutto gli indagati tra cui anche l’ex portiere di Napoli e Fiorentina Giuseppe Taglialatela, 55 anni, ora legale rappresentante dell’Ischia calcio (non però per associazione a delinquere). In sostanza i ristoranti servivano come cassaforte per fare nero da reinvestire poi nell’acquisto di altri locali.
Secondo la ricostruzione accusatoria il fiorentino e l’albanese avrebbero costituito un’associazione per delinquere a Firenze fornendo i luoghi dove accumulare le somme distratte via via da ristoranti e B&b, facendo uscire in nero denaro contante dalle attività: banalmente quando veniva pagato il conto non venivano emessi i relativi scontrini. In particolare i finanzieri hanno bussato alla porta dell’Ischia calcio e dei ristoranti il Cavallino in piazza della Signoria – ritenuta una sorta di base dove far confluire il denaro in nero -, Trattoria Giovanni, La Bistecca Osteria Fiorentina, Ponte Vecchio, Bistecchia Santa Croce, Trattoria de Pitti, Osteria Lungarno e Orcagna, la maggior parte facenti capo a società amministrate dai due indagati. Al momento i finanzieri ritengono che il gruppo abbia drenato qualcosa come un milione e mezzo di euro cash. Soldi che poi servivano, almeno in parte, per pagare in nero i dipendenti dei locali e il restante per reinvestirlo nell’acquisto di attività di ristorazione nel centro di Firenze.
Ma i capi dell’organizzazione – Kamami e Bigi secondo gli inquirenti – acquistavano anche beni di lusso personali come tre Ferrari, gioielli, lingotti d’oro e diamanti. Soldi contanti anche per rilevare tra il dicembre 2023 e il maggio 2024 il 50 per cento delle quote dell’Ischia Calcio al prezzo formale di qualcosa come 9mila euro, consegnando invece 100mila a Taglialatela, legale rappresentante della società. L’ex portiere deve anche rispondere di emissione di fatture per operazioni inesistenti in relazione alle sponsorizzazioni fittizie, almeno in parte: fatture per circa 80 mila euro emesse dall’Ischia calcio nei confronti di una società di Napoli.