L’attore, volto notissimo del grande e piccolo schermo, sabato presenta un monologo che intreccia i destini di un pilota senza nome e del mito della Formula 1 Ayrton Senna
Marco Bocci, attore volto noto del grande e piccolo schermo – dal ruolo del commissario Scialoja nella serie di Stefano Sollima “Romanzo criminale” a quello di Domenico Calcaterra in “Squadra antimafia” – sabato 13 gennaio ore 21.00 sarà sul palco del Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio (piazza Dante 23, info e prezzi www.teatrodante.it) con “Lo Zingaro. Non esiste curva dove non si possa superare”, monologo emotivo e appassionato che intreccia i destini di un pilota d’auto senza nome e del mito della Formula 1 Ayrton Senna. Seguendo in parallelo la vita dello Zingaro e quella di Senna, il racconto rintraccia coincidenze, premonizioni, intuizioni. Il primo incontro con Senna, il primo gran premio visto dalla pista, il rapporto col padre, la scelta di correre, il legame profondo con la famiglia e il desiderio di crearne una propria. E ancora Senna, Senna ovunque. Senna è davanti agli occhi dello Zingaro in ogni curva, in ogni scelta, in ogni passo che fa alla ricerca di se stesso.
Lo spettacolo – prodotto da Teatro Stabile d’Abruzzo per la regia di Massimo Maggi, dal testo di Marco Bonini, Gianni Corsi e dello stesso Marco Bocci – è una scacchiera su cui la partita in gioco è quella della vita, della velocità, delle corse. Lo Zingaro del titolo è un appassionato di corse automobilistiche, ha l’ossessione di Ayrton Senna, un mito, un campione inarrivabile, ma pur sempre un modello a cui tendere e a cui guardare. Con Senna lo Zingaro ha in comune la passione per i motori, ma anche il numero 24 e una data: il primo maggio che nel 1994 segnò la morte del campione brasiliano. Anche lo Zingaro verrà coinvolto in un incidente il primo maggio di molti anni dopo, ma per lui non sarà la fine, anzi. L’incidente e la corsa all’ospedale permettono ai medici di individuare una malattia che se non scoperta lo avrebbe ucciso. Una storia che Bocci racconta con intensa partecipazione, perché la vicenda dello Zingaro è anche quella del suo interprete. Il grave incidente occorsogli durante una gara automobilistica e la malattia, un erpes al cervello scoperto casualmente in quella circostanza che avrebbe potuto diventare irreversibile se non curato, sono fatti biografici che Bocci offre allo spettatore, disvelando grazie al teatro un pezzo di sé, chiedendo a chi assiste di farsi partecipe di un fatto di vita vera, di essere testimone del cambiamento dell’uomo Bocci prima che dell’attore Bocci, mentre lui osserva dall’esterno ciò che gli è accaduto per condividerlo, senza retorica, con sincerità.
Tutte le foto del presente articolo sono di Giada Di Blasio