La musa ispiratrice e protagonista dei film di Ingmar Bergman, a Firenze per la presentazione al Festival dei Popoli del documentario sulla sua vita, commenta così i due fronti aperti in Ucraina e Medio Oriente
“Stiamo vivendo forse il momento più orribile della nostra storia: ci sono tanti potenti, politici, soldati ma gli altri, noi tutti, siamo comunque più numerosi”. Straordinaria interprete dei film di Ingmar Bergman e musa ispiratrice del grande regista svedese, Liv Ullmann ospite d’eccezione del Festival dei Popoli, risponde così alle domande dei cronisti riferite alla guerra che da oltre un anno sta sconvolgendo l’Ucraina e anche al più recente e drammatico fronte apertosi in Medio Oriente dopo il proditorio e vigliacco attacco di Hamas all’interno del territorio di Israele e la conseguente durissima risposta dell’esercito con la stella di David.
La celebre attrice ieri sera ha presentato al cinema La Compagnia la prima italiana del documentario “Liv Ullmann: A road less travelled” di Dheeraj Akolkar, dedicato alla sua vita. “Non so – ha spiegato – mi mancano le parole, forse voi giornalisti siete più bravi a esprimere quello che sto cercando di dirvi: si dovrebbe protestare perché siamo di più di quelli che fanno la guerra. Non so in che modo e con quali parole ma si deve protestare perché non esistono eroi in questa guerra, gli eroi non sono quelli che fanno saltare le bombe: non si è degni di essere chiamati eroi se si ammazzano i bambini. Questa è una guerra orribile, senza eroi: è uno dei momenti più tristi e cupi della storia”.
Dalla tragica attualità al cinema che per Ullman è quello italiano, il cinema secondo la grande attrice con la “C” maiuscola. “Non posso definirlo altrimenti – dice – . Io sono cresciuta in una piccola città norvegese dove i miei genitori mi hanno raccontato un mondo. Poi a 15 anni sono andata al cinema e ho scoperto i film di De Sica: “Ladri di biciclette”, “Umberto D” e “Miracolo a Milano”. A quel punto ho visto un mondo che non mi avevano raccontato, questo ha risvegliato in me e ha fatto crescere la mia fantasia, aperto gli occhi sulla visione di un mondo che non sapevo nemmeno esistesse. E questo è stato grazie proprio a De Sica. Lui riusciva a raccontare la gente comune, i poveri, a farli emergere, a farli volare in sfere meravigliose e in storie incredibili. Io sono nata grazie ai film italiani, lo dico veramente dal profondo del cuore, sono soltanto felice che prima o poi li ritroverò tutti – da adulti – e faremo qualcosa insieme non necessariamente di cinema”. Ma Ulmann è anche innamorata della Toscana “di questa parte del mondo, adoro le sue case, le sue architetture, la gente e la generosità, la genuinità dei toscani, e poi in questa occasione sono particolarmente lieta di essere stata invitata al festival di documentari quindi qualcosa che parla di noi, di come siamo, del perché siamo così e di tutte le cose importanti della nostra vita”.