Il docente dell’Università di Firenze interviene nel dibattito sul progetto di riqualificazione di via Cavour che sta scatenando polemiche e prevede tra le altre cose anche la realizzazione di un aranceto
di ALBERTO DI CINTIO *
Se si guarda la luna e non il dito il dibattito che sta interessando la proposta di piantumazione di aranci in via Cavour è quanto mai utile e direi financo necessario. Ovvero se allarghiamo lo sguardo, il tema su cui riflettere oggi con più profondità, è il rapporto fra il verde urbano e una città, Firenze, in cui l’ultimo a occuparsi con un programma ampio e studiato anche per il verde fu Giuseppe Poggi ed è datato 1865. Allora prendiamo pure a pretesto il caso degli aranci in via Cavour però per fare una riflessione più ampia e magari documentata da qualche caso specifico, che spiega molto bene le mancanze e le contraddizioni generali.
Da tempo perseguo la necessità di implementare, ma con molta attenzione e scientificità, il verde nel delicato ambiente del centro storico (e non solo). Ho prodotto due studi progettuali, entrambi partecipati con la cittadinanza e promossi dalla Unità di ricerca PPcP del Dip. di Architettura. Uno (del 2017) nel più volte citato caso della riqualificazione di Piazza del Carmine dove la nostra ipotesi di un’area a verde molto più vasta di quella poi realizzata fu bocciata dal Comune. E uno (fatto nel 2019, questo in sinergia con il Comune-Ass.re Giorgetti e i cittadini) su Piazza del Cestello, che nel progetto veniva liberata dal parcheggio e riqualificata con la presenza di un impianto a verde specifico e studiato ad hoc. Per Cestello il progetto è fermo perchè il Comune non riesce a risolvere lo spostamento del parcheggio, ed anzi insiste per un complicato interramento dello stesso sotto la piazza, che è osteggiato dai residenti e renderebbe impraticabile la sistemazione del verde in superficie. Risultato: tutto fermo.
Due esempi per confermare come sia urgente e indispensabile il piano del verde comunale, che continua clamorosamente a tardare dopo il pessimo impasse prodotto dalla ex Assessora Del Re ed ora in mano all’Assessore Giorgio che ha il difficile compito di recuperare ritardi storici e reso vieppiù più che urgentissimo dal sottovalutato cambiamento climatico. Del resto, diciamo la verità, tutta la politica cittadina è colpevole: l’assessorato all’Ambiente è sempre stato la cenerentola di Palazzo Vecchio, con poco bilancio e mezzi e soprattutto nulla voce in capitolo nell’amministrazione della città. Ma per tornare all’obiettivo principale e fondamentale, la via maestra da perseguire si chiama programmazione. Abbiamo bisogno di piani, vasti progetti e non singoli e spesso strampalati episodi. Una pianificazione che si occupi dell’implementazione e della cura del verde sia nel centro storico come in periferia e, direi di più, arrivi a comprendere la stessa piana fiorentina. Che sia attenta al rapporto (anche storico) con il costruito e applichi seriamente la biodiversità.
- *Unità di Ricerca “Paesaggio, Patrimonio culturale, Progetto” – Dipartimento di Architettura – Università di Firenze