Sono le proposte per il fine settimana del Laboratorio Puccini e del Cantiere Teatro Florida tra impegno civile, la bella storia di un’amicizia e un particolare reading delle pagine dell’autore di “Lezioni Americane”
Se oggi andassimo in giro per le strade di una città qualsiasi, una città che non sia Livorno, e chiedessimo alla gente che incontriamo quali siano le stragi impunite avvenute in Italia a partire dal dopoguerra, quattro nomi tornerebbero subito alla memoria di tutti: Piazza Fontana, Bologna, Italicus, Ustica. Qualcuno forse penserebbe anche al Vajont, ma nessuno, neanche il più attento alla storia contemporanea italiana, nominerebbe il Moby Prince. Eppure – a trent’anni di distanza dalla più grande sciagura della Marina Civile Italiana – le cause dell’incidente in cui 140 persone persero la vita non sono ancora chiare né un iter processuale durato anni ha rintracciato alcun colpevole.
Lorenzo Satta e Alessio Zirulia con la regia di Federico Orsetti presentano domani sabato 1 aprile nel Laboratorio Puccini M/T MOBY PRINCE di Francesco Gerardi e Marta Pettinari (ore 21, biglietti in vendita nel circuito regionale Box Office/Ticketone, acquisto on line su www.teatropuccini.it). Due giovani attori che all’epoca dei fatti non erano ancora nati si alternano sul palco nello spettacolo teatrale che racconta l’incidente dal punto di vista di chi era a bordo del Moby Prince. Attraverso una serie di monologhi incrociati, frutto di un lavoro di ricerca e scrittura durato quasi due anni, a parlare sono vite comuni, ricordi dei testimoni, documenti, sentenze. Le immagini, invece, sono il risultato di drammaturgia visiva, video motion design ed elaborazione di archivio audiovisivo. M/T Moby Prince è stato rappresentato per la prima volta il 28 ottobre 2006 al Teatro Goldoni di Livorno e successivamente nei principali teatri italiani. Quindici anni dopo, in occasione del 30° Anniversario della tragedia, lo spettacolo ha debuttato in un nuovo allestimento 3.0 realizzato in collaborazione con Teatro Nazionale di Genova.
L’impegno civile è anche il denominatore che accomuna il Teatro Cantiere Florida (via Pisana 111R, info e biglietti www.teatroflorida.it) che nell’ambito del cartellone a cura di Versiliadanza presenta domenica 2 aprile alle ore 19.00 e lunedì 3 in replica matinée alle ore 11.00 “L’ultima estate. Falcone e Borsellino 30 anni dopo”, spettacolo finalista al Premio in-Box 2022 che racconta gli ultimi mesi di vita dei due magistrati uccisi dalla mafia a Capaci e via D’Amelio nel 1992. Il lavoro scritto da Claudio Fava e diretto da Chiara Callegari, interpretato da Simone Luglio e Giovanni Santangelo, ripercorre attraverso fatti noti e meno noti, pubblici e intimi, la forza di Falcone e Borsellino, la loro umanità e il loro senso profondo dello Stato, ma anche l’allegria, l’ironia, la rabbia e, soprattutto, la solitudine a cui furono condannati. “Si parte dalla fine. Dalla loro morte”, spiega Fava,giornalista, scrittore, figlio di Pippo Fava fondatore de I Siciliani anche lui trucidato dalla mafia. “Sul palco i faldoni, le sedie, le giacche, l’ufficio in cui tutto è iniziato. Due attori e elementi scenici ridotti all’essenziale, perché padrona deve essere la parola. Parole recitate, confidate a un microfono, affidate ai tasti di una macchina da scrivere, riprodotte da un registratore, a volte ridotte al silenzio di fronte ai ricordi. Un viaggio nel tempo con due guide d’eccezione e una domanda sospesa: quale parte tocca a noi, adesso?” “L’ultima estate” sottrae Giovanni Falcone e Paolo Borsellino all’apparato celebrativo che ha fatto di loro delle icone cristallizzate e li restituisce nella dimensione più autentica e quotidiana, che nulla toglie al senso della loro battaglia, ma li completa come esseri umani. È il diario civile di due uomini, non di due eroi.
Infine lunedì 3 aprile (ore 21.30) ancora nel Laboratorio del Teatro Puccini “Viola e Barone”, ultima replica del reading di Paolo Hendel e Marco Vicari su testi di Italo Calvino. Nel costruire questo spettacolo sono stati scelti brani in cui si sente forte l’impronta della leggerezza cara all’autore di ‘Lezioni Americane’: leggerezza che si ritrova non solo nella scelta stilistica di raffinata ironia di Calvino nel raccontare le tre storie de I nostri antenati ma anche nella decisione di Cosimo Piovasco di Rondò, il barone rampante, di osservare il mondo da un diverso punto di vista, seguendone gli avvenimenti da qualche metro più in su. Il reading si conclude con l’immagine, dalla forte valenza simbolica, che chiude il romanzo: Il Barone, ormai vecchio, che con un ultimo guizzo si lancia da un albero, afferra la fune che pende da una mongolfiera e sparisce nel cielo.