Nuova mobilitazione per sensibilizzare istituzioni e cittadinanza sulla vertenza che ormai si trascina da 20 mesi, gli ultimi 6 dei quali senza stipendio per gli operai. La solidarietà della Chiesa Valdese
Una commissione e un’indagine parlamentare su Gkn per fare luce sulle modalità di azione delle multinazionali nelle delocalizzazioni; e nell’immediato una nuova manifestazione in programma sabato 25 marzo alle 14 con partenza dal viale Guidoni, angolo via Forlanini scelta non casuale perché proprio là c’era lo stabilimento Fiat di Novoli, per sensibilizzare istituzioni e cittadinanza sulla vicenda che ormai si trascina da 20 mesi, gli ultimi sei senza stipendio per gli operai ancora riuniti in assemblea permanente.
Sono le due iniziative presentate dall’Rsu dell’ex azienda specializzata nella costruzione di semiassi per automobili ora QF in un incontro svoltosi a Palazzo Vecchio sotto l’egida di Sinistra Progetto Comune nel quale è stato presentato un dossier di ben 23 pagine che ricostruisce tutto quanto successo da quel 9 luglio 2021 quando le maestranze della fabbrica di Campi Bisenzio, dopo aver ultimato il turno di lavoro notturno, ricevettero dall’azienda una lettera di licenziamento via mail. Dossier che poi è stato consegnato alla commissione attività produttive della Camera.
Venti mesi durante i quali per gli operai, passati da 480 a poco più di 200, si è trattato di una doccia scozzese continua con annunci da parte della nuova proprietà di piani di reindustrializzazione mai però portati in qualche modo a compimento e di incontri rinviati o andati a vuoto dove alla fine è stata chiara la volontà da parte di QF e del suo presidente Francesco Borgomeo di non arrivare a una soluzione positiva della vertenza. Tanto da far sorgere il dubbio che tutto quanto è successo fino a questo momento faccia parte di una scientifica strategia generale per svuotare di energia e drenare di forze un gruppo. La sottosegretaria alle imprese e al Made in Italy Fausta Bergamotto (FdI) ha chiesto che “l’azienda ritiri la liquidazione e garantisca le mensilità che mancano” ma ha anche aggiunto che “i lavoratori dovrebbero liberare il sito che, a detta della proprietà, non è accessibile”. Intanto gli operai hanno dato vita a un crowfunding che ha raggiunto in due giorni i 15mila euro, a fronte di un obiettivo 75mila.
“La mobilitazione non è mai venuta meno – spiega Dario Salvetti dell’Rsu –: una mobilitazione che prova a dar vita all’ennesimo colpo importante di mobilitazione col corteo del 25 marzo, sabato prossimo. Sei mesi senza stipendio e in condizioni di estrema difficoltà, dal momento che 20 mesi sono fatti di stanchezza, fatica ma anche di tanta dignità. Noi oggi abbiamo progetti industriali, abbiamo lanciato una campagna di crowfunding, ma siamo progetto, e invece contiamo 13 tavoli al Mise, 1 al Ministero del Lavoro, 4 Comitati di proposta e di verifica, almeno 2 incontri ufficiali dell’Unità di Crisi della Regione, 1 incontro in Prefettura, 1 Consiglio Comunale dedicato, almeno 3 Commissioni comunali. Evidentemente la politica gioca, o non capisce qual è il gioco, di rinviare per rinviare lasciando passare giorni, mesi, a questo punto anche senza stipendio, facendo sì che alla fine nessuno dichiari i licenziamenti, ma i licenziamenti sono in atto ogni minuto e potenzialmente un lavoratore è costretto a licenziarsi per recuperare reddito, stabilità e anche una certa tenuta psicologica perché la violenza che viene esercitata verso di noi è anche psicologica. Se l’ex Gkn non ce la farà, chi perde è il mondo del lavoro, decenni di lotte, diritti che si assumevano acquisiti”.
Tante le adesioni che in queste ore stanno arrivando agli operai ex Gkn, tra le quali anche quella della Chiesa Valdese che in un volantino esprime “fermo dissenso per le pratiche di delocalizzazioni che seguono l’unico criterio della ricerca di maggiori profitti senza nessuna considerazione per l’interesse dei territori. Affermiamo con forza la convinzione che cambiare sia giusto, sia necessario e sia possibile. Ci opponiamo allo strapotere delle leggi del mercato sul cui altare vengono immolati i diritti e le vite dei lavoratori e delle loro famiglie”.