In scena da Lunedì al Teatro di Rifredi ‘Cirano deve morire’ di Leonardo Manzan. “Dimenticatevi la storia di Rostand così come siete abituati a conoscerla”
Due uomini e la donna di cui entrambi sono innamorati. Cirano deve morire di Leonardo Manzan è la resa dei conti tra i tre protagonisti di Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand. Ossia due amici guasconi e la loro amata, l’unica che sopravvive, con addosso la condanna di non riuscire a liberarsi dai fantasmi che hanno distrutto la sua vita con l’inganno di un amore impossibile, ma che, allo stesso tempo, le hanno donato gli unici momenti di felicità. Tre ragazzi proprio come Paola Giannini, Michele Eburnea, Giusto Cucchiarini, chiamati a interpretare, rispettivamente, Rossana, Cirano e Cristiano.
La storia di Rostand ritrova slancio e attualità grazie alla riscrittura in chiave rap tra Eminem e Myss Keta, scelta necessaria non solo per esprimere l’eroismo e la verve polemica di Cirano, ma anche per rendere contemporanea e autentica, quindi fedele all’originale, la parola d’amore. Manzan dirige lo spettacolo scritto con Rocco Placidi dal 21 al 26 marzo al Teatro di Rifredi di Firenze. Le musiche sono di Alessandro Levrero, Franco Visioli, eseguite dal vivo da Filippo Lilli.
Il regista, romano di origine, milanese di formazione, classe 1992, si è rivelato vincitore della sezione Registi Under 30 della Biennale College proprio con Cirano deve morire alla Biennale Teatro 2018 di Venezia: “Cyrano de Bergerac – afferma –è una storia di inganni e di morte, di fedeltà agli altri e di tradimento di sé stessi, una storia di parole che seducono e di silenzi che uccidono. È una straordinaria storia di amore e di amicizia, forse la più grande del teatro moderno. Affidata di consueto a interpreti maturi che vedono nel testo nient’altro che una prova d’attore, appesantita dal verso alessandrino, che non ha ancora trovato nelle traduzioni italiane risultati precisi e leggeri, si finisce inevitabilmente con il dimenticare che questa, in realtà, è la storia di tre ragazzi. Il titolo, Cirano deve morire, è una dichiarazione di intenti e insieme una preghiera che vi rivolgo in forma di esclamazione: dimenticatevi del Cyrano così come pensate di conoscerlo.
Un po’ Don Chisciotte, un po’ D’Artagnan, più romantico e scaltro di Romeo, più infelice di Amleto (perché l’unico che l’ha tradito è stato il suo corpo), Cirano rappresenta l’essere umano nel pieno della più sublime eccitazione, e nel momento del degrado più infimo, ma, in entrambi i casi, riesce a ritagliarsi un angolo di irrinunciabile dignità.
Le foto dello spettacolo sono di Filippo Manzini