Al Saloncino Paolo Poli è di scena Israel Galvàn con due classici di Manuel de Falla e Igor Stravinsky. Le Rane di Aristofane aprono la stagione del Teatro Cantiere Florida, mentre Silvia Frasson fa riflettere sulla donazione degli organi
Israel Galván, il più importante interprete di flamenco, debutta in prima nazionale al Teatro della Pergola, Saloncino ‘Paolo Poli’, dal 9 al 12 novembre con un programma che prevede, nella stessa serata, El Amor Brujo, una sua versione del classico di Manuel de Falla, e Le Sacre du Printemps (La Sagra della Primavera) di Igor Stravinsky. Entrambe le composizioni sono eseguite dal vivo al pianoforte da Daria van den Bercken, Gerard Bouwhuis, e dalla mezzosoprano Barbara Kozelj. Coreografo e bailaor, Galván si distingue per proporre un proprio linguaggio espressivo, non solo come ballerino, ma anche come creatore scenico. Un linguaggio fino a oggi sconosciuto nel ballo flamenco, basato su frammentazioni, mescolanze e somme di gesti.
Spiega Israel Galván: «Presenterò per la prima volta uno spettacolo che desideravo realizzare da tempo: un doppio programma di due capolavori del XX secolo. O, per meglio dire, due opere che alla prima esecuzione furono un vero disastro e che ora sono considerate dei capolavori. Poiché entrambe le composizioni durano circa 35 minuti, ho sempre presentato El Amor Brujo e Le Sacre du Printemps come si fa molte volte, aggiungendo una seconda parte per completare la serata. Eppure ho sempre desiderato danzare questi due maestri nella stessa serata. È nota l’amicizia dei due e l’ammirazione che avevano l’uno per l’altro. De Falla era presente alla prima de Le Sacre, si dedicarono partiture a vicenda e si scambiarono i ritratti che Picasso dipinse. Igor Stravinskij – che ammirava il canto andaluso – disse del flamenco che è essenzialmente “un’arte compositiva classica”.
Sarà la prima toscana de “Le rane”, in un nuovo allestimento che porta la città sul palcoscenico, ad inaugurare “Dieci”, la stagione 2022/2023 del Teatro Cantiere Florida (via Pisana 111R, Firenze). Mercoledì 9 novembre alle 21.00 e giovedì 10 in replica alla stessa ora, accanto a un cast di artisti under 35 diretti da Marco Cacciola – regista e ideatore del progetto, in questi giorni tra i protagonisti dell’”Hamlet” di Antonio Latella a Milano – ci sarà un coro di cittadini ogni sera diverso, risultato finale del progetto partecipativo ΧΟΡΟ’Σ / CHORÓS mirato a ricostruire l’antico legame tra società e teatro condotto in tre quartieri della periferia cittadina (Piagge, Bellariva, Isolotto) con al centro non solo l’aspetto recitativo, ma soprattutto una riflessione sul senso di comunità. Una delle opere più celebri di Aristofane rivive dunque in una forma inedita per accompagnare il pubblico nel divertente e visionario viaggio del dio Dioniso e del servo Xantia, diretti negli inferi per riportare in vita un Poeta che salvi la città dal degrado culturale (info: www.teatroflorida.it).
Il viaggio del dio e del servo è prima disseminato di incontri che tracciano il percorso, poi si estende a tutto il coro, e infine all’altra metà del cerchio, il pubblico. Ed è in quel momento che il coro dei cittadini invade la scena spezzando il procedere della trama e provando a farsi crepa. In scena con Cacciola ci saranno Giorgia Favoti, Matteo Ippolito, Lucia Limonta, Claudia Marsicano, Francesco Rina. “Ho immaginato di intrecciare passato, presente e futuro – spiega Cacciola – per coinvolgere realmente la comunità nell’evento teatrale. Vorrei farlo partendo dal confronto, conoscere i vostri desideri, interpretare le vostre aspirazioni. Con la curiosa ma salda convinzione che il teatro sia un bene comune per tutti. E lo chiedo a voi, davvero: volete tornare a essere protagonisti e responsabili della cultura e dell’arte della vostra città? Quali sono i vostri desideri? Quali sono i nostri desideri? Nell’epoca del solipsismo sempre più disperato, ci uniamo in cerchio e ci facciamo comunità. Rifondare il coro e rifondare la città, la polis. Perché il teatro, e la comunità, e il coro, in questo momento storico noi ce li dobbiamo letteralmente reinventare, come gli antichi greci”.
“Mi sono dovuta confrontare con la perdita di persone più o meno vicine, con la morte improvvisa e inaspettata. Avevo bisogno di dare una risposta di vita a questo momento, di avere la conferma che c’è una vita più grande che ci contiene tutti e per la quale tutti possiamo fare qualcosa”. Autrice, attrice e regista, Silvia Frasson spiega così la genesi di “La vita salva”, spettacolo dedicato al tema della donazione organi che la vedrà protagonista, venerdì 11 novembre, al Teatro delle Arti di Lastra Signa (Firenze). “La vita salva” è un incrocio di storie diverse in cui si racconta la vita in tutte le sue forme: incontri inaspettati, gioie e dolori, scelte da fare, nodi da sciogliere. Personaggi i cui destini si incastrano, ognuno con i suoi desideri, ognuno con la sua quotidianità e li ritroviamo cambiati, trasformati, alla fine della storia. Silvia Frasson, da sola sul palco, si fa attraversare da tutte queste vite e ce le riporta con una limpidezza e un’intensità travolgenti.
Inizio ore 21, biglietti da 5 a 15 euro, riduzioni per over 65, under 26, soci Coop, soci, soci Biblioteca Comunale e Amici del Museo Caruso. Prevendite su www.ticketone.it e nei punti vendita di Boxoffice Toscana www.boxofficetoscana.it/punti-vendita, compresa la Coop Lastra a Signa. Prevendite anche presso il teatro delle Arti (da lun a ven orario 10-14 – mar/giov/ven anche 14-17) e la sera di spettacolo dalle 19 (info su www.tparte.it e biglietteria@tparte.it.