I risultati dell’ultimo osservatorio congiunturale condotto da Format Research per Confcommercio Toscana. Colpite tre imprese su quattro. Boccata di ossigeno per Natale, ma il quadro è ormai troppo compromesso. Diminuiscono fiducia e aspettative
Gli effetti del caro-energia si stanno abbattendo come uno tsunami sul terziario toscano. Se nulla cambierà, in maniera sostanziale e in tempi brevi, in Toscana sono a rischio sopravvivenza quasi 7.800 imprese dei settori commercio, turismo e servizi ed oltre 20mila posti di lavoro. È il quadro a tinte fosche dipinto dall’ultimo osservatorio congiuntale sulle imprese del terziario condotto da Format Research per conto di Confcommercio Toscana e presentato questa mattina nella sede di Confocmmercio Toscana alla quale hanno partecipato il presidente regionale Aldo Cursano, il direttore generale Franco Marinoni e il presidente di Format Research Pierluigi Ascani.
“Le imprese di commercio, turismo e servizi continuano a giocare in difesa ormai da troppo tempo – ha detto il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni –: i contraccolpi della crisi internazionale in atto li hanno fiaccati nell’animo e nelle risorse. Difficile investire nel futuro in queste condizioni, vuoi per mancanza di soldi vuoi per timore. Ma senza investimenti l’impresa invecchia e muore. È forse l’aspetto che mi spaventa di più di questi anni difficili: se non iniziamo a proteggere seriamente il valore del fare impresa, l’Italia rischia di giocarsi il coraggio e la buona volontà di uomini e donne che potrebbero imprimere uno slancio allo sviluppo del Paese e, che invece, sono trattati quasi da nemici”.
Le imprese toscane dei settori commercio, turismo e servizi sono oltre 188mila e da sole costituiscono il 66% del sistema imprenditoriale extraagricolo (323mila imprese). Secondo lo studio, la crisi delle forniture energetiche in Toscana colpisce 3 imprese del terziario su 4 (il 74%). Il 50% circa di queste ritiene insufficienti le misure prospettate per ridurre l’impatto economico del caro energia, come spegnere le insegne luminose e le apparecchiature non necessarie, regolare il termostato o fare turni di lavoro ridotti per contenere i consumi. Gli imprenditori, piuttosto, reclamano supporti strutturali per affrontare l’aumento dei costi. Nel frattempo, la loro fiducia nel futuro continua a calare: la fiducia generale su una scala da zero a 100 passa dal precedente “41” a “23”. L’indicatore relativo ai prezzi praticati dai fornitori è pari a “13”, praticamente azzerato. Perfino per le festività natalizie le aspettative sono piuttosto contenute: tutti ritengono che gli affari saranno al rialzo, ma il quadro è ormai troppo compromesso e le imprese sono stremate. Così, anche il lieve rialzo natalizio non porterà quel sollievo sperato.
“L’osservatorio ci restituisce un quadro allarmante che denunciamo da tempo – sottolinea il presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano – e l’assurdo è che stiamo lavorando: la gente è tornata nei negozi, i turisti sono tornati nelle nostre città. Eppure, nonostante i nostri sforzi, nulla basta a ripianare i costi di gestione sempre più alti. Tirare avanti in questo quadro così complesso, con ricavi azzerati o quasi, è un’impresa titanica e ora che la crisi si sta trasferendo sull’occupazione diventa più evidente a tutti: 20mila occupati in meno sono 20mila famiglie che in Toscana rischiano di perdere la loro fonte primaria di reddito. A queste si aggiungono le famiglie dei titolari delle 7.800 aziende a rischio chiusura. Aziende che lasceranno un vuoto a livello di servizi, di presidio del territorio, di socialità. Sono in gioco almeno 50 anni di benessere costruito in Italia”.
Sul fronte dell’occupazione, se in questi mesi le cose erano un po’ migliorate, la fine dell’anno dovrebbe riportare un lieve peggioramento dell’indicatore, in linea con la tendenza nazionale. Sul fronte della liquidità, si vede qualche schiarita, ma dopo oltre due anni di crisi, dalla pandemia in poi, sono sempre di più le imprese che faticano a far fronte da sole al proprio fabbisogno finanziario. Crolla anche la richiesta di credito, sebbene il 68% di chi si rivolge alle banche per chiederlo lo ottenga per intero.
“L’aggiornamento dell’Osservatorio Congiunturale Confcommercio Toscana illustra chiaramente le difficoltà che stanno attraversando le imprese del commercio, del turismo e dei servizi della Regione – spiega il presidente di Format Research Pierluigi Ascani – Il biennio della pandemia è ormai alle spalle, ma è adesso che sta presentando il conto: in Toscana si riduce significativamente il numero delle nuove imprese del terziario che nascono, mentre aumentano quelle che muoiono. Il saldo tra imprese nuove nate e quelle cessate è pari a -531 nei primi nove mesi del 2022, a fronte di un +570 fatto registrare in regione dalle imprese “tutte” (industria + terziario). Il buon andamento dell’estate non è sufficiente a giustificare i conti delle imprese del terziario, che stanno pagando a caro prezzo l’aumento abnorme delle bollette energetiche. Le difficoltà che stanno affrontando richiedono “soluzioni di sistema”.”