Mentre uno faceva da palo, l’altro avrebbe utilizzato un cavalletto da bicicletta per rompere la catena di ferro con la quale era legato il mezzo in via Presto di San Martino
Mentre uno faceva da palo, l’altro avrebbe utilizzato un comune cavalletto da bicicletta in metallo, per torcere e quindi rompere la catena di ferro con la quale era legato un monopattino ad un palo in via Presto di San Martino. Il fatto è accaduto la scorsa notte intorno a mezzanotte e mezzo e ha avuto come protagonisti due cittadini magrebini che hanno finito per attirare l’attenzione di un residente della zona il quale resosi conto di essere diventato testimone di un furto in strada ha dato subito l’allarme alla Polizia di Stato mentre i malintenzionati si stavano rapidamente allontanando con il bottino del colpo.
Descrizioni dei fuggitivi alla mano, per le Volanti della Questura è stato un gioco da ragazzi mettersi sulle loro tracce. Il primo, un tunisino di 39 anni è stato intercettato da una “pantera” mentre sfrecciava in piedi su un monopattino in via Coverelli. Ne è nato anche un breve inseguimento sul Lungarno Guicciardini, proseguito poi su ponte Santa Trinita e terminato infine in via Tornabuoni. Addosso aveva un cavalletto di metallo, mentre il monopattino recuperato sui cui si trovava a bordo non era quello rubato poco prima ma il mezzo di proprietà della compagna del fermato, estranea però ai fatti. Le ricerche del complice e della refurtiva sono poi continuate fino a quando alcuni poliziotti del commissariato “Oltrarno” hanno messo la parola fine alla vicenda in Lungarno Guicciardini. Qui, il secondo fermato, un altro tunisino di 33 anni, stava portando sottobraccio un altro monopattino con il blocca disco ancora inserito: questa volta si trattava proprio di quello rubato dietro a Santo Spirito, un I-Bike nero del quale la Polizia sta ora cercando il legittimo proprietario.
I due, entrambi già noti, sono finiti in manette con l’accusa di furto aggravato in concorso; il 39enne è stato anche denunciato per il porto ingiustificato del cavalletto, ritenuto potenzialmente un oggetto atto ad offendere oltre che – come in questo caso – allo scasso. In passato per rompere catene e lucchetti venivano usati strumenti ad hoc, come tronchesi o tenaglie; oggi la microcriminalità sembra invece risparmiare sui suoi ferri del mestiere…