All’indomani dell’omicidio di Alika Ogorchukwu a Civitanova Marche, un documento sottoscritto da sette consiglieri comunali di altrettanti città italiane (fra cui la fiorentina Antonella Bundu) punta il dito contro il razzismo e le povertà, “endemiche questioni sociali” italiane
Solidarietà e vicinanza alla famiglia: ma anche la richiesta di un segnale forte e importante da parte delle istituzioni locali, in primis il comune affinché l’Ente si costituisca parte civile nel processo che si svolgerà a carica dell’omicida e si impegni col consenso della famiglia a coprire le spese del funerale indicendo un giorno di lutto cittadino. Lo scrivono in una nota congiunta sette consigliere comunali di altrettante città italiane, fra cui la fiorentina Antonella Bundu, all’indomani del brutale assassinio di Alika Ogorchukwu, il 39enne nigeriano ucciso venerdì a mezzogiorno nel centro di Civitanova Marche. L’omicida, Filippo Claudio Giuseppe Ferlazzo, operaio 32enne, sembra infastidito per la richiesta di un’elemosina, ha inseguito la vittima, l’ha colpita con la stampella e l’ha finita colpendola a mani nude. Poi le ha sottratto il telefono cellulare.
“Siamo rimaste attonite e profondamente turbate – scrivono Rahel Sereke (consigliera del Municipio 3 di Milano), Marwa Mahmoud (Consigliera comunale a Reggio Emilia) Veronica Atitsogbe (consigliera comunale a Verona), Aziz Sawadogo (consigliere comunale a Sirtori – Lecco), Antonella Bundu (consigliere comunale a Firenze), Victoria Oluboyo (Consigliera comunale a Parma) Siid Negash (Consigliere comunale a Bologna) – davanti alla violenza delle immagini dell’omicidio di Alika Ogorchukwu avvenuto in presenza di molte persone ma senza che nessuna intervenisse per fermale il brutale pestaggio. Siamo rappresentanti di comuni grandi e medie dimensioni che hanno accolto la sfida della rappresentanza e della pluralità in un’Italia che ancora fatica a riconoscere come endemiche alcune questioni sociali su cui interventi e dichiarazioni sono ancora troppo prudenti. Il razzismo e le povertà sono problemi da riconoscere e da contrastare attraverso condanne chiare e politiche pubbliche che agiscano efficacemente perché le disuguaglianze non si cumulino in un feroce processo di marginalizzazione progressiva”.
Secondo i sette esponenti politici quanto avvenuto a Civitanova Marche ha causa e responsabilità ben precise. “Da un lato -aggiungono ancora – la cultura dell’odio razziale diffusa attraverso la retorica della sicurezza che partiti e media hanno associato e associano ancora oggi con strumentalità leggerezza e superficialità alle persone migranti e immigrate. Dall’altro la pavidità di una classe politica che ha prodotto negli ultimi anni leggi criminogene, discriminatorie ed escludenti. La campagna elettorale alle porte non può, né deve essere l’occasione per alimentare sentimenti di odio e violenza nei confronti delle persone “straniere”, soprattutto se più vulnerabili”.