Lunedì prossimo in consiglio i question time proposti da Pd e Spc. Palagi: “Non basta assumere i vertici della Scala per far lievitare i prezzi dei biglietti”
“Polemiche sterili sui biglietti del Maggio”. Tommaso Sacchi, assessore alla cultura del Comune, liquida con poche e semplici parole la querelle innescatasi all’indomani dell’annuncio del neo sovraintendente Alexander Pereira di ritoccare al rialzo i ticket per l’edizione numero 83 del Festival che prenderà il via 23 aprile 2020 con la prima esecuzione a Firenze di “Lo sposo di tre e il marito di nessuna” di Luigi Cherubini e si protrarrà fino al 23 luglio.
“Comune e Fondazione – aggiunge – da tempo danno grande attenzione alle fasce meno abbienti con promozioni e prezzi a scalare” e ribadisce che le agevolazioni previste come la Maggio Card per gli under 30 con biglietti a 15 euro, la Carta dello Studente della Toscana (15 euro le opere, 10 i concerti), lo sconto per gli anziani, gli spettacoli a 5 euro per le scuole e la tariffa under 16 a5 euro “sono comunque tutte confermate”. Tanto rumore per nulla dunque? Secondo Sacchi sì che si trova totalmente d’accordo con Pereira e con il sindaco Dario Nardella i quali, in nome della qualità delle produzioni e dei cantanti, sostengono non sia sbagliato dover pagare un prezzo anche più alto rispetto a quello normalmente praticato dal Teatro negli anni precedenti. Vedi appunto le tre opere di cartello (Otello, Un ballo in maschera e Traviata) per le quali i biglietti variano dai 200 euro della Platea 1 ai 10 euro del posto di ascolto con aumenti tra il 20 e il 40 per cento.
Ma non tutti la pensano così, alcuni anche all’interno della stessa maggioranza di centrosinistra: e così si annuncia battaglia lunedì prossimo in Consiglio in occasione dei due question time sull’argomento presentati da Barbara Felleca (Pd) e Dmitrij Palagi (Sinistra Progetto Comune). “La politica cittadina – spiega Felleca – ha sempre privilegiato la fruibilità della cultura e delteatro al più vasto pubblico possibile. Voglio sapere come il Comune intende contemperare questa esigenza con quella di una programmazione che consenta al Maggio di competere con i più importanti Festival europei”.
Rincara la dose Palagi supportato da Tommaso Grassi (Firenze Città Aperta): “Così tanto impegno e sacrificio è stato necessario per riportare la città a vivere il Maggio, così poco tempo ci metteranno Nardella e Pereira a ricacciare nell’oblio un Teatro, i suoi artisti e dipendenti, insieme ai tanti cittadini che hanno a cuore l’istituzione lirico-sinfonica fiorentina. Nardella parla di far pagare la qualità: ci accontenteremmo se negli anni avesse fatto pagare ai responsabili i disastri della gestione. Se la qualità esiste ancora al Maggio lo dobbiamo agli artisti e al personale tecnico amministrativo, che hanno resistito nonostante anni di pessimi rapporti, e negli ultimi tempi al Sovrintendente Chiarot. Prima di alzare i prezzi e di paragonare prodotti ben più apprezzati e richiesti, bisogna accrescere in valore e aumentare la domanda del bene che si vuol vendere. Non basta assumere i vertici della Scala per far lievitare i prezzi dei biglietti del Maggio”.