Filippo Ferretti è anchorman di Univisiòn e attualmente vive e lavora a New York. Ma il suo sogno segreto è quello di poter tornare in Italia e fare il giornalista “senza dovere vendere scarpe in un negozio del centro”
Il premio Oscar del giornalismo televisivo ha il cuore, le radici e l’accento fiorentini. Ad aggiudicarsi nei giorni scorsi il prestigioso Emmy Award assegnato negli Stati Uniti dall’Academy of Television Arts & Sciences, è stato Filippo Ferretti, anchor man di Univisiòn, che attualmente vive e lavora a New York ma che è nato ed ha mosso i primi passi giornalistici proprio nel capoluogo toscano.
La sua è la storia che lascia in bocca i sapori contrastanti: la dolcezza del sogno americano che si realizza e l’amarezza di quella che può essere inserita a peno titolo nell’alveo della fuga di cervelli dall’Italia. Per realizzare il proprio sogno, ereditato per sua stessa ammissione da un nonno giornalista che non ha mai conosciuto, Ferretti ha lasciato Firenze nel 2013 per attraversare l’oceano. “A Firenze e in Toscana avevo tante collaborazioni giornalistiche ma nessuno stipendio – racconta oggi l’anchor man -, per poter coltivare la mia passione ho fatto il portiere d’albergo e poi venduto scarpe in un negozio del centro. A 33 anni ho scelto di cambiare e trasferirmi negli Stati Uniti, dopo neanche 9 anni quel sogno americano che avevo visto solo in televisione si è realizzato; qui ho avuto l’opportunità di trasformare la mia passione in un mestiere, l’opportunità che il mio Paese non mi ha mai dato”.
Ferretti è stato insignito dell’Emmy Award per aver condotto un’inchiesta giornalistica che ha smascherato una truffa ai danni di migranti e perpetrata da un pastore religioso che si faceva pagare per documenti falsi dopo essersi guadagnato la fiducia delle persone utilizzando la fede. Grazie alla sua inchiesta, durata oltre 2 anni, gli investigatori americani sono riusciti a mettere insieme i tasselli del puzzle della truffa ed il pastore religioso nell’aprile del 2021 è stato condannato a 22 anni di carcere.
“Ad ottobre mi è arrivata una mail con su scritto ‘complimenti sei stato nominato’ – racconta ancora Ferretti -, l’ho riletta più volte prima di crederci e mi è arrivata la sera in cui mi sono trasferito dalla Florida a New York. Ho pensato al destino e al fatto che mi avesse regalato il miglior modo per iniziare la nuova esperienza lavorativa nella Grande Mela. Poi sono passati tre mesi e, per via del covid, la cerimonia non si è potuta tenere in presenza, ho dovuto seguirla da casa su YouTube e quando hanno detto il mio nome è stata un’emozione indescrivibile. Questo premio l’ho vinto da fiorentino, sono fiorentini il cuore e la determinazione che si celano dietro al lavoro che mi ha permesso di essere premiato. Anche se la vita ti porta lontano, si resta sempre fiorentini; vivo in America, sono diventato cittadino americano ma in realtà sono e sarò sempre di Firenze”.
Nel fondo di quel cuore e di quella determinazione Ferretti ha realizzato il tipico sogno americano ed oggi coltiva ancora un sogno, quello italiano, quello di tornare a fare giornalismo nel suo Paese natale, senza dover vendere scarpe in un negozio del centro o fare il portiere d’albergo; “Mi piacerebbe tantissimo – conclude-, però purtroppo non vedo le condizioni per poterlo fare, mi dispiace, ma magari potrei fare qualcosa per l’Italia da qui”.