In concomitanza con la manifestazione nazionale di Roma, sit-in venerdì davanti alla sede della Regione. Giannoni: “dopo due anni di emergenza continuiamo a sentirci trattati come figli di un dio minore”
Manifestazione nazionale a Roma, presidio in piazza Duomo a Firenze davanti alla sede della Regione. Scendono in piazza ancora un a volta gli infermieri del Nursind, il sindacato autonomo di categoria, per rivendicare stipendi più adeguati e l’aumento dei posti nelle università per infermieri e ostetriche docenti al fine di formare più infermieri. Ogni coordinamento regionale manifesterà nella propria regione di appartenza. L’appuntamento a Firenze è per le 10 di venerdì 28 gennaio con un sit-in che si terrà in piazza Duomo, di fronte a Palazzo Strozzi Sacrati.
“In Italia mancano all’appello oltre 63mila infermieri – dice il coordinatore regionale di Nursind Toscana Giampaolo Giannoni – e la Toscana è tra le regioni messe peggio, con un fabbisogno di quasi 4mila professionisti. Abbiamo uno degli stipendi più bassi in Europa e uno dei rapporti più alti tra il numero di pazienti e quello degli infermieri: dopo due anni di emergenza continuiamo a sentirci trattati come figli di un dio minore nel sistema sanitario”. Numeri che fanno riflettere, se paragonati a quelli delle nuove assunzioni appena sbloccate dalla Toscana. “Si parla in tutto di 1.500 posti in più, infermieri, tecnici, operatori sociosanitari e amministrativi” sottolinea Giannoni. Una carenza strutturale che si aggiunge ad altre criticità, spesso sollevate dal sindacato.
Per questo il Nursind ha stilato una serie di proposte da sottoporre a Governo e Regioni. Oltre ad adeguare gli stipendi e aumentare i posti di docenti per formare le nuove leve, Nursind chiede di superare il vincolo di esclusività per poter garantire standard assistenziali in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private; normare le prestazioni aggiuntive per la carenza di personale infermieristico come avvenuto con la legge 1/2001; riconoscere un’area di contrattazione autonoma in corrispondenza dell’Area sanitaria della dirigenza; riconoscere il carattere usurante della professione infermieristica; rivedere le competenze aumentandole modificando la legge 42/99; prevedere standard assistenziali basati su studi scientifici e non su esigenze di contenimento della spesa.
“Per tutte queste ragioni – conclude Giannoni – chi potrà venerdì 28 gennaio si fermerà e scenderà in piazza. Gli continueranno a garantire i servizi essenziali, come ogni altro giorno dell’anno. Confidiamo nel fatto che tutti coloro che hanno apprezzato il nostro coraggio e il nostro lavoro durante la prima ondata pandemica possano condividere le ragioni della nostra protesta. E’ proprio a loro che chiediamo un gesto di solidarietà, fermamente convinti che la società civile sia sempre molto più avanti di chi ci rappresenta nelle istituzioni e ben consapevoli del fatto che migliorare le nostre condizioni di lavoro significhi migliorare la salute di tutti”.