‘Seduzione’ è il titolo della rassegna, al via da domani, che apre la stagione espositiva 2022. Si tratta di un viaggio dedicato ai temi dell’evoluzione e dell’ibridazione tra enormi iguana cornute e inedite versioni della medusa con zanne e becchi appuntiti
Trenta installazioni dedicate ai temi dell’evoluzione e dell’ibridazione disseminati fra i classici capolavori del Museo. Ci sono enormi iguana cornute, una tigre rossa accucciata nel bel mezzo della sala della Niobe, inedite versioni della Medusa con la testa brulicante di zanne e becchi appuntiti. E’ “Seduzione”, l’esposizione dell’artista belga Koen Vanmechelen presentata oggi agli Uffizi che da domani al 20 marzo sarà visibile al grande pubblico nella Galleria delle Statue e delle Pitture. Una vera e propria legione di creature fantastiche il cui forte impatto visivo e concettuale accompagnerà i visitatori dall’ingresso, lungo i corridoi, alla sala del cosiddetto ‘ricetto delle iscrizioni’ tra quella di Leonardo e quella di Raffaello e Michelangelo al secondo piano fino alle sale della pittura caravaggesca e fiamminga che concludono l’itinerario al primo.
“In questo momento, nell’Antropocene, – spiega Vanmechelen pittore, scultore, performer, figura eclettica i cui interessi spaziano dall’antropologia alla bioetica, dalla tutela dei diritti umani alla bio-genetica – abbiamo bisogno di una nuova rinascita globale. Abbiamo bisogno di un Rinascimento cosmopolita. Questa nuova narrazione deve essere basata sulla comprensione dell’interconnessione di tutti gli esseri viventi. Il parallelo con il Rinascimento italiano è chiaro. L’arte, essendo pensata per il futuro, è il mezzo per favorire e proiettare nuove narrazioni nel mondo. L’arte è da sempre il tessuto connettivo dell’esistenza umana. Chiarisce, apre prospettive e connette attraverso la diversità”. I lavori, tutti specificamente realizzati per gli ambienti degli Uffizi, mettono a fuoco i concetti primordiali, archetipici e antitetici, che da sempre nutrono l’immaginario umano: vita-morte, umano-divino, terreno-spirituale, naturale-artificiale. Allestiti in dialogo con le opere della collezione, costituiscono un viaggio suggestivo e spiazzante intorno all’idea di ‘seduzione’: sono una sorta di inno alla potenza della vita ed alla forza rigeneratrice (ma anche appunto ibridatrice, mostruosa) del mondo naturale.
Fra i lavori è da segnalare Domestic violence, opera giocata sul filo dei contrasti (plastico, teatrale, psicologico) in cui una tigre in marmo rosso, a grandezza naturale, è adagiata su un tappeto di piume di pollo, al centro della celebre sala che accoglie il gruppo scultoreo ellenistico dei Niobidi. In mostra compare poi l’immagine dello stesso artista: lo fa dall’autoritratto Ubuntu, (stampa Diasec su acrilico, esposto proprio nella sala degli autoritratti), che lo raffigura nelle vesti di uno sciamano, ad osservare il visitatore attraverso una maschera di vetro. Ubuntu, in lingua bantu, significa “Io esisto, perché noi esistiamo”: un invito ad accogliere il principio di questa filosofia sudafricana e a rendersi intimamente partecipi del legame di scambio che accomuna l’intera umanità e il creato naturale. L’opera, al termine dell’esposizione sarà donata dall’artista al museo.
“Le opere di Vanmechelen – aggiunge il direttore delle Gallerie Eike Schmidt – sembrano inserirsi spontaneamente tra quelle della collezione storica, e creano degli ibridi tra il modello antico e lo sviluppo contemporaneo analoghi alla contaminazione biologica che l’artista pratica in prima persona, da decenni, in campo naturalistico, tra varie specie di pollame. L’immagine del pollo diventa dunque avatar e specchio dell’uomo, come nel famoso commento di Diogene a Platone”.