Oggi la Giornata internazionale, mentre la Regione ha presentato il tredicesimo rapporto sulla violenza di genere. Negli ultimi 15 anni sono state 121 le donne uccise e 41 minori sono rimasti orfani a seguito di questi fatti di sangue. E il sindaco Nardella depone una rosa bianca sulla panchina dedicata a Michela Noli
Da ieri sera, in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne che si tiene oggi, la facciata di Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della giunta regionale della Toscana, sarà illuminata di rosso. L’installazione durerà per tutto il giorno. “Come ci ricordano i dati del tredicesimo rapporto realizzato dal nostro Osservatorio regionale – affermano il presidente Eugenio Giani e l’assessora alle pari opportunità Alessandra Nardini – la violenza sulle donne è purtroppo un fenomeno ancora molto radicato anche nella società. Per sconfiggerlo, occorrono iniziative concrete sul piano repressivo, occorre sostenere le donne nel loro percorso di uscita dalla violenza e soprattutto occorre agire sul piano preventivo, sul fronte del cambiamento culturale”.
Sono 121 i femminicidi avvenuti in Toscana negli ultimi 15 anni, nel periodo che va dal 2006 al 2020. Nello stesso periodo 41 sono stati i minori che sono rimasti orfani a seguito di questi fatti di sangue. Sono queste le cifre più drammatiche che emergono dal tredicesimo rapporto sulla violenza di genere in Toscana, realizzato dall’Osservatorio regionale sulla violenza di genere e presentato sociale Serena Spinelli e dall’assessora alle pari opportunità Alessandra Nardini.
“Ancora un volta – ha affermato l’assessora alle politiche sociali Serenza Spinelli – emerge come la violenza sia un fenomeno trasversale tra le classi sociali, segno della persistenza nella società di una cultura patriarcale che vuole relegare il ruolo della donna in una dimensione di inferiorità. Il rapporto annuale realizzato dall’Osservatorio sociale regionale per noi resta uno strumento importantissimo di conoscenza. È una fotografia che ci consente un monitoraggio attento ed il risultato di una grande lavoro di rete fatto grazie ai dati raccolti dai centri antiviolenza, dalle associazioni, dai consultori e dalla rete del codice rosa”. Il rapporto documenta con evidenza la lunga scia di sangue e di violenze che interessa anche la nostra regione e che continua a allargarsi (le cronache del 2021 segnalano almeno altri 4 casi) presentando un evidente filo conduttore: la grande maggioranza di questi eventi hanno la loro radice nella relazione di coppia (81 casi), una parte minore, ma non meno importante all’interno di relazioni parentali, in particolari quella madre/figlio (13 casi). Rispetto al quadro nazionale, due elementi caratterizzano la situazione toscana: un elevato numero di femminicidi tra donne anziane (le donne oltre i 75 anni vittime di femminicidio in Toscana negli ultimi 5 anni sono state il 35,1% del totale, contro il 16,7% a livello nazionale) e una proporzione maggiore di donne straniere, che rappresentano il 32,4% delle donne uccise per motivi di genere nel territorio regionale, contro il 23,4% a livello nazionale.
Questa strage di donne, che continua in Toscana come nel resto del nostro Paese, nasce da un contesto nel quale molte donne si sentono profondamente a rischio: basti pensare che nel solo 2020 ben 3.132 donne si sono rivolte a un centro antiviolenza. Si tratta di donne in larga misura tra i 30 e i 49 anni (il 60%) che dichiarano di aver subito violenza psicologica (85% dei casi) spesso accompagnata da violenza fisica (60,9%), o anche economica (27,.2%), o con l’aggiunta di minacce (21%). E in molti casi si tratta di situazioni di lunga durata: il 36% di queste donne segnala che queste situazioni drammatiche si protraggono da oltre 5 anni.
“Questa pandemia – ha concluso Nardini – ha reso drammaticamente più evidenti le disuguaglianze che già esistevano, le ha acuite, ha allargato il gender gap. Occorre lavorare sempre più sulla prevenzione e sulla promozione di una cultura diversa, fondata su rispetto, parità, non discriminazione, a partire dalle giovani generazioni e dalle scuole per destrutturare intollerabili stereotipi di genere ancora esistenti. Ed è altrettanto fondamentale garantire alle donne che intraprendono percorsi di fuoriuscita dalla violenza tutte le condizioni per poter davvero tornare libere e autonome, come le misure che abbiamo già messo in campo per sostenere il reinserimento lavorativo insieme ai nostri centri per l’impiego e ai centri antiviolenza toscani. Vinceremo davvero questa battaglia e quella contro la violenza se ci impegneremo tutte e tutti insieme, perché non stiamo parlando di ‘un problema delle donne’, ma dell’intera società. Per questo dobbiamo chiedere agli uomini di essere al nostro fianco in questa battaglia”.