Dopo l’intensa rappresentazione al teatro Trastevere di Roma esce sotto forma di racconti Fiamma, prima prova da autrice della giovane attrice e drammaturga romana Gemma Costa
Vale la pena ritagliarsi una mezz’oretta o anche di più per recarsi in libreria e cercare, tra i testi teatrali oppure tra i racconti, Fiamma (ed. Rapsodia, www.rapsodiaedizioni.com) prima prova da autrice di Gemma Costa, giovane attrice e drammaturga romana già messasi in luce con alcune apprezzatissimi lavori proposti nei teatri off della Capitale. Ma attenzione, prima di immergersi nella lettura bisogna sapere due cose a loro modo molto importanti: il volumetto, che non arriva a 90 pagine, è impreziosito dalle semplici ma molto efficaci illustrazioni di Paola Franco. Fiamma, che ha vinto nel 2019 il premio come migliore progetto web al Festival InDivenire, è principalmente un testo di teatro scritto per il teatro, più che una vera e propria proposta di racconti. Non a caso è stato rappresentato in sala al Trastevere di Roma con interpreti la stessa Gemma Costa e Iulia Bonagura per la regia di Alice Bertini poco dopo la metà di settembre di quest’anno. Ma è soprattutto un testo che parla di disagio giovanile e allo stesso tempo della difficoltà che molte persone hanno nel riuscire a integrarsi e dunque amalgamarsi nella società complessa, individuale, cinica e tendente all’omologazione come è quella che stiamo vivendo in questo momento. Fiamma non per niente dirà che “la sua vita è molto normale e può per alcuni suonare strana” dove la parola ‘strana’ però vuol dire semplicemente ed esclusivamente ‘unica’.
Il volumetto nasce dalle lezioni di teatro tenute da Costa nel reparto di neuropsichiatria infantile dell’ospedale romano Bambin Gesù. La protagonista è una ragazzina con una forte difficoltà a vivere serenamente il quotidiano: scuola, amici, feste, primi amori, delusioni. il tutto raccontato con un punto di vista originale e quasi canzonatorio. Ma questa difficoltà si trasforma in disagio psicologico, autolesionismo e crisi di identità. Da qui al ricorso di cure psichiatriche in un ospedale il passo è fin troppo breve. Così Fiamma sperimenta questo ambiente, una grande scatola bianca che lei paragona a trovarsi sulla luna, al riparo da tutto e da tutti, con i suoi ritmi, i suoi tempi e i personaggi che la popolano. Qui conoscerà Riccio e con lui arriverà all’epilogo drammatico.
La sfida, come scrive Costa nell’introduzione, “è stata quella di trattare il dramma e la complessità di questi argomenti con leggerezza e dunque far arrivare contemporaneamente al lettore (e anche allo spettatore ndr) due piani di racconto, il comico e il drammatico, avendo molta fiducia nei sorrisi che sono la via da percorrere se si vuole creare empatia con il dramma e seminare bellezza”. Sfida assolutamente vinta, verrebbe da dire. Senza se e senza ma.