Lunedì prossimo a Prato, nel piazzale della cipresseta di Santa Lucia, verrà svelata la scultura di Elisa Morucci dedicata a Pablito Rossi indimenticato protagonista del Mundial 1982 in Spagna
L’attesa è finita. Lunedì 8 novembre 2021, alle 15.30, nel Piazzale della cipresseta di Santa Lucia (periferia nord di Prato) sarà svelata la scultura dell’artista fiorentina Elisa Morucci, in ricordo e in omaggio a Paolo Rossi – o più semplicemente Pablito -, eroe dei mondiali spagnoli 1982.
A pochi passi da lì, infatti, vi è il campo sportivo (tra l’altro intitolato al padre Vittorio) dove il futuro campione del mondo a soli cinque anni indossò per la prima volta la maglia della squadra di calcio del Santa Lucia. Fu l’inizio di una carriera ricchissima di successi che appassionò milioni di italiani. Tra questi anche Elisa Morucci che, all’indomani della scomparsa del campione, il 9 dicembre 2020, ebbe l’idea di dedicargli una scultura. In poco tempo l’intenzione si è trasformata in un’impresa artistica di cui il Comune di Prato e la Pro loco di Santa Lucia si sono fatti promotori. All’inaugurazione saranno presenti anche i familiari di Pablito: la moglie Federica e il fratello Rossano, insieme a rappresentanti della FIGC e al sindaco di Prato Matteo Biffoni.
“Paolo è l’eroe dello sport che resta umano – dice Morucci – con la sua semplicità e umiltà, ma anche volontà e intelligenza, si è fatto portatore di valori eterni, propri anche di un calcio in cui l’amore per il bel gioco, veniva prima di tutto. Su questo ho lavorato ed era questo che mi premeva rimanesse: i valori condivisi dello sport, incarnati da uno dei nostri sportivi più amati. Ho realizzato la scultura partendo da forme geometriche essenziali, che richiamassero il simbolo stesso del calcio, l’iconica Coppa del Mondo di Gazzaniga. L’espressione è riflessiva e concentrata, nell’intento di far emergere gli aspetti profondi, che portano uno sportivo a diventare un campione del mondo. Per me era importante puntare l’accento, non al momento dell’esaltazione per la vittoria, ma su tutti gli elementi che contribuiscono a costruire un grande uomo, perché dietro ad ogni successo, si celano sempre grandi sacrifici, tanta passione ed un’incrollabile forza di volontà. Il senso era quello di veicolare valori eterni e Paolo in questo è paradigmatico, poiché lui stesso, li incarnava”.
La scultura, raffigurante il mezzo busto di Paolo Rossi, si intitola semplicemente Paolo: misura un metro e dieci centimetri circa di altezza è stata realizzata in bronzo, secondo l’antica tecnica della cera persa, e in marmo, nello specifico, un blocco di “verde delle Alpi”, per la base. La scelta del verde è dovuta a due ragioni: sia per riprendere i colori delle opere architettoniche del gotico toscano presente in tutte le chiese della regione, compreso il Duomo di Prato, sia per richiamare l’idea della Coppa del mondo, che presenta degli inserti in malachite (anche questi di colore verde). “La tecnica della cera persa, utilizzata per la realizzazione della scultura in bronzo è complessa – conclude Morucci – prevede molti passaggi, durante i quali si rischia di perdere la freschezza del modellato in argilla. È indispensabile avere un’idea precisa di ciò che si vuole ottenere, ma bisogna anche mantenersi elastici e aperti ai ‘suggerimenti’ della materia e agli imprevisti del processo di realizzazione. Un’opera è un piccolo universo che si va armonizzando, ha un suo ritmo interno che ne costituisce l’anima, che deve emergere e trasudare dalla materia, creare una sorta di campo magnetico proprio, con il suo senso, le sue coordinate e il suo messaggio”.