Inaugurata ieri alla Strozzina “Alter Eva. Natura Potere Corpo”, la mostra di sei giovani artiste italiane che mettono in discussione il patriarcato, i ruoli di genere, l’antagonismo fra natura ed essere umano
Innescare, partendo da un punto di vista tutto femminile, una riflessione sul futuro fondato su nuovi principi di coabitazione naturale e sociale. E’ l’obiettivo di Alter Eva. Natura Potere Corpo, la mostra di sei artiste italiane inaugurata ieri alla Strozzina di Palazzo Strozzi, riaperta dopo le lunghe restrizioni dovute al Covid, che sarà possibile visitare fino al 12 dicembre prossimo.
Il progetto si inserisce all’interno di Palazzo Strozzi Future Art, programma della Fondazione Palazzo Strozzi, inaugurato con l’installazione La Ferita di JR per la facciata di Palazzo Strozzi, nato dalla collaborazione con Andy Bianchedi in memoria di Hillary Merkus Recordati. L’iniziativa si pone l’obiettivo di creare una piattaforma per l’arte del presente, ponendo la promozione della creatività, il coinvolgimento del pubblico e il sostegno alle nuove generazioni come valori di riferimento per un rilancio del sistema culturale attraverso diverse iniziative che vedono il coinvolgimento di artisti contemporanei italiani e internazionali.
Protagoniste della mostra sono Camilla Alberti, Irene Coppola, Martina Melilli, Margherita Moscardini, Marta Roberti e Silvia Rosi, artiste nate tra gli anni Ottanta e Novanta, le cui opere, tra scultura, pittura, fotografia e installazione, vanno a comporre negli spazi della Strozzina una narrazione sfaccettata dove la natura decostruita o immaginifica si affianca a corpi esibiti o raccontati, e forti dichiarazioni politiche dialogano con le storie intime e personali di appartenenza culturale. Tutte le sei artiste condividono un impegno rivolto al cambiamento per una trasformazione del nostro modo di osservare, parlare e agire nel mondo. Mettendo in discussione il patriarcato, i ruoli di genere, l’antagonismo tra natura ed essere umano, i ruoli restrittivi e le relazioni di potere, la mostra costruisce futuri alternativi proponendo nuove possibili forme di relazione.
Con un gioco di parole che richiama il concetto di Alter-Ego, il titolo della mostra rimanda un nuovo modello di donna e si collega, in maniera suggestiva, alla teoria scientifica secondo la quale tutti gli esseri umani avrebbero una linea di discendenza comune nel DNA mitocondriale che si tramanda solo in modo matrilineare. La mostra parte quindi da una riflessione sui legami tra ogni donna e i suoi antenati e si estende fino ad abbracciare il mondo naturale, la flora, la fauna e le connessioni inter-specie, osservando la discendenza da una prospettiva antropologica e biologica. La riflessione critica della mostra si articola nella triade concettuale, Natura, Potere, Corpo che rimanda a tre principi cardine di mediazione con il mondo. La Natura che ci circonda e con la quale abbiamo un legame originario e un equilibrio da ristabilire; il Potere, ossia le relazioni che definiscono la struttura e l’organizzazione delle società; il Corpo, come centro e misura, come parte di un sistema complesso che continua al di là di noi. La mostra è stata organizzata con la regia degli studenti del Master in curatorial practise dello Ied.
Tutte le foto che accompagnano l’articolo sono di Stefano Casati