Sarà il secondo assessore esterno con delega alla cultura nel Sala-bis che dovrebbe essere varato oggi
“Ciao Milano, rieccomi qua”. Otto anni dopo il suo arrivo a Firenze prima consigliere speciale del sindaco e poi come assessore alla cultura, Tommaso Sacchi lascia Palazzo Vecchio e torna a casa, a Palazzo Marino dove ricoprirà il medesimo incarico. Salvo sorprese dell’ultima ora, il Sala-bis è già pronto e la Giunta sarà composta da 12 assessori secondo lo schema 6-2-2-1-1 che tradotto significa sei del Pd, due “civici”, un riformista, un verde e appunto due tecnici di cui uno è proprio Sacchi.
Inutile cercare di strappargli qualsiasi dichiarazione. In questo momento e fino a lunedì è con il sindaco Dario Nardella e il sovraintendente del Maggio Alexander Pereira a Dubai per Expo 2020. Filtra chiaramente però la sua soddisfazione e anche la gioia, già per altro fatte intuire nelle sue ultime uscite fiorentine (la presentazione per esempio del documentario di Luca Guadagnino sulla vita avventurosa di Ferragamo, dove si era trincerato dietro un “no comment” assoluto, ma sorridente). Trentotto anni, il nonno materno Mario Kohler, ingegnere, fu protagonista della ricostruzione di due parti importanti di Milano: Porta Volta e Sarpi. Dal ramo paterno invece ha ereditato i valori dell’antifascismo e della Resistenza attraverso il nonno Edoardo, nome di battaglia “Dado” al quale ha dedicato uno struggente e affettuosissimo post sui in occasione della scomparsa avvenuta nel 2020. Figlio del fotografo Paolo e della geografa Rossella, Sacchi si è laureato in scienze della comunicazione alla Statale seguito da un master a Staffordshire in Gran Bretagna.
Ma il suo nome è da sempre legato alla figura di un altro grande milanese, l’architetto Stefano Boeri, padre del pluripremiato Bosco Verticale di cui Sacchi gestì la comunicazione in occasione del lancio, e assessore guarda caso proprio alla cultura nella giunta Pisapia il cui responsabile della segretaria era proprio il giovanissimo Tommaso. Sacchi, appena arrivato a Firenze grazie proprio a Boeri, si trova subito a dover gestire operativamente l’Estate Fiorentina. Una battesimo quasi di fuoco. Ma lui ce la fa brillantemente anche se da assessore ombra, ruolo che forse gli sta un po’ stretto. I “galloni” li otterrà soltanto due anni e mezzo fa in occasione della riconferma di Nardella a sindaco. Con lui però, per via dei suoi contatti e relazioni “milanesi” in riva all’Arno arrivano le grandi griffe della Moda, gli attori e i registi (Guadagnino, Favino, Accorsi), i cantanti (Diodato, Manuel Agnelli, Mika). Qualcuno pensa anche a lui come futuro successore del primo cittadino nella Sala di Clemente VII. Invece l’ultimo, e forse non inatteso colpo di scena. Ecco il rientro nella sua città amatissima e nelle stanze di quella residenza di fronte al Teatro alla Scala che come Palazzo Vecchio conosce a menadito.
Sala ha pensato a lui perché in questo momento esprime meglio di ogni altro la voglia di ripartire e proiettarsi nel mondo di Milano. Una Milano che, dopo la parentesi tragica della pandemia, sta cominciando nuovamente a correre in maniera sfrenata come è sua “normale” abitudine. Nardella non avrebbe posto ostacoli alla sua partenza, in virtù anche degli ottimi rapporti con Sala. Ma una cosa è chiara fin da subito. A Firenze Sacchi mancherà, e non poco.