Appello di professionisti, imprenditori, giornalisti e tifosi per il restyling dello stadio comunale. “Non restaurarlo significa condannarlo alla decadenza”
Fra loro ci sono professionisti, imprenditori, giornalisti, ex glorie Viola, tifosi. Tutti accumunati da un unico desiderio: la Fiorentina deve continuare a giocare al Franchi.
E così mentre il sindaco Dario Nardella sembrerebbe privilegiare l’idea Mercafir a Novoli e il patron viola Rocco Commisso invece apre all’ipotesi di costruire un nuovo impianto addirittura fuori dai confini comunali (a Campi Bisenzio) annunciando nel contempo l’inizio fra 12 mesi dei lavori per la costruzione della nuova “Casa Viola” a Bagno a Ripoli, ecco arrivare l’accorato appello alle autorità cittadine, alla Soprintendenza e allo stesso Commisso affinché si decida rapidamente per il restauro dello Stadio Comunale, in modo che la squadra della città rimanga a giocare nella sua sede di sempre, dove sono stati conquistati due gloriosi scudetti e ottenute infinite vittorie.
Tra i firmatari dell’appello che in pochissime ore ha riunito oltre trecento sostenitori, ci sono anche i figli di Franchi, Giovanna e Francesco, con Alberto Orzan, Aldo Agroppi, Claudio Nassi, Raffaello Paloscia, Sandro Picchi, Claudio Carabba solo per citarne alcuni. “Per mille motivi storici, affettivi e pratici – spiegano i promotori Alessandro Fiesoli e Riccardo Catola – riteniamo che la casa della Fiorentina debba restare lo Stadio Comunale Artemio Franchi. I progetti di un nuova struttura a Novoli, tanto meno a Campi Bisenzio, non ci convincono. Allontanando società e squadra dalla loro sede naturale di Campo di Marte, dove convivono dal 1931, se ne snaturerebbe l’identità, alterando il rapporto con la città e la tifoseria”. Nel caso poi di Campi Bisenzio “Sarebbe una Fiorentina di nome, ma non di fatto, senza considerare la difficoltà e la pericolosità di raggiungere quello stadio fuori comune per via delle condizioni della viabilità con solo una strada a due corsie”.
“Capiamo bene – dicono ancora – che il Comunale è manufatto di particolare valore, portatore di importanti innovazioni tecnico-artistiche. Si tratta però di un edificio che deve rispondere anche a criteri funzionali, validi ieri ma oggi non più. Che per gli standard attuali il Franchi sia obsoleto è evidente, ma rifiutarsi di restaurarlo significa abbandonarlo a un’inevitabile decadenza. Impensabile usarlo per altri scopi durante tutto l’anno. Mantenerlo in sicurezza solo per poche manifestazioni costerebbe un’enormità, uno spreco inaccettabile a carico dei fiorentini. Dunque per il Comunale si preparerebbe un destino prevedibile: sgretolamento strutturale, degrado, occupazioni, droga, violenze, come già a Roma allo stadio Flaminio”.
La strada del restauro è perciò obbligata. “La Soprintendenza – concludono Fiesoli e Catola – se ne faccia una ragione, Palazzo Vecchio anche. Un signore calato dagli Stati Uniti ha portato investimenti ed entusiasmo, ma chiede rapidità di scelta. Perché rischiare di rovinare un rapporto iniziato nel migliore dei modi? Invece di sognare a occhi aperti improbabili Olimpiadi, conviene fare scelte razionali e immediate che garantiscano alla Fiorentina la propria gloriosa residenza e ai tifosi il luogo del cuore dove andare alla partita. E’ comprensibile che alcune strutture del Franchi vadano salvate: la pensilina, le scale elicoidali e la torre di Maratona. Le curve possono invece essere sacrificate. In caso contrario lo stadio sarebbe l’abbandono e uno stadio vuoto non servirà a nessuno: neanche a ricordarne i progettisti, gli eccellenti ingegneri Pier Luigi Nervi e Gioacchino Luigi Mellucci.